In questo momento i cittadini in Italia e in Europa stanno chiedendo uno Stato autorevole. Chiedono di essere protetti e rassicurati sul loro futuro; chiedono alla politica di essere vicina ai problemi della gente e di far sentire la sua guida; chiedono alle istituzioni di incarnare un modello di valori.
L’Italia, fuori dal quadro europeo, non può essere lo Stato autorevole che i cittadini stanno chiedendo. La sirena dei nazionalisti inganna: per proteggerci, abbiamo bisogno delle alleanze europee; per costruire il futuro abbiamo bisogno di tenere le frontiere aperte per il nostro export, per il turismo, per la ricerca, per lo sviluppo dei settori strategici; per proteggere chi è più in difficoltà abbiamo bisogno di crescita e maggiore ricchezza da redistribuire, e la creiamo in Europa e con l’Europa; per far vivere un modello di valori abbiamo bisogno di pace, libertà, democrazia, solidarietà, responsabilità: e questo è ciò che l’Europa ci garantisce.
Se i cittadini chiedono uno Stato autorevole, e l’unico Stato che per loro al momento esiste è quello italiano, allora il compito della politica democratica è costruire uno Stato autorevole in Europa, dove davvero esistono le soluzioni.
Costruire uno Stato europeo vuol dire costruire un’Unione federale, per far convivere la sovranità europea e quella nazionale, e fare sì che si rafforzino a vicenda nell’interesse dei cittadini, nel rispetto delle diversità e nella garanzia del bene comune.
Questa battaglia è possibile, e urgente. E non esistono soluzioni alternative.
In questa Europa ormai ostaggio di troppi nazionalismi, l’unica via è che tutte le forze che hanno a cuore la democrazia si presentino alle elezioni europee condividendo una piattaforma convintamente federalista, capace di identificare le riforme istituzionali che servono all’UE per dar vita ad una vera unione economica e politica e di indicare le politiche comuni che devono essere garantite; e impegnandosi a lavorare insieme nel prossimo Parlamento per rilanciare un processo costituente.
Chi vuole dare voce ai cittadini, chi vuole rispondere ai cittadini, chi crede nei valori universali della nostra civiltà deve scendere in campo, ora:
- per spiegare l’inganno della pseudo-soluzione nazionalista, che ci indebolisce e ci marginalizza, e che ci renderà tutti più poveri;
- per spiegare perché è nel nostro interesse costruire un’Europa più coesa, più giusta, più forte, più potente;
- per spiegare perché l’Italia dovrebbe farne parte e perché è comunque importante che i Paesi che lo vogliono inizino ad aprire la via anche per chi deciderà di unirsi solo in un secondo momento;
- per spiegare perché è importante unire le forze e le energie contro chi non vuole l’Europa dei Padri fondatori ma quella di Visegrad, che disprezza la democrazia;
- per spiegare perché alle elezioni europee lo scontro sarà tra chi ama l’Italia, e per questo vuole l’Europa federale, e chi, in nome dell’Italia, fomenta solo l’odio e la divisione.
E’ questo il senso della Rete che vogliamo creare con tutte le forze politiche, sociali, imprenditoriali e di categoria, le associazioni e i singoli cittadini che vogliono dare oggi il loro contributo per salvare l’Italia: e che per questo si impegnano a costruire l’Europa federale.
Adesioni alla dichiarazione d'impegno per un'Europa federale >>
Eletti al Parlamento che hanno sottoscritto la dichiarazione d'impegno >>
L’Italia non si salva senza l’Europa
L’Europa non si salva senza la Federazione europea
PER UN’ITALIA EUROPEA
IN UN’EUROPA FEDERALE
Campagna del MFE verso le elezioni europee del 2019
L’Europa sta vivendo momenti drammatici, assediata dall’ondata nazionalista che ormai apertamente sfida la sopravvivenza del modello dell’Unione europea. Da Trump a Salvini, dalla Russia all’Europa di Visegrad e ai governi sempre più nazionalisti e reazionari di molti paesi europei, è in atto un attacco deliberato alla democrazia e ai suoi valori universali. A chi lo persegue è chiarissimo che l’Unione europea rappresenta l’unico argine in grado di difendere il nostro sistema politico e sociale, così come è chiarissimo che Macron in Francia e Merkel in Germania sono gli unici baluardi rimasti contro la follia nazionalista, e i soli che possono salvare l’Europa - cosa che spiega perché vengono attaccati così duramente.
In questo scenario via via più drammatico si aggiunge il colpo inferto alla tenuta europea dall’elezione in Italia di partiti che hanno dato vita ad un governo dichiaratamente populista e sovranista. Nonostante all’interno del governo ci sia un minimo di dialettica, è sempre più evidente che l’Italia - paese fondatore e sin dalla nascita della CECA capofila del progetto di un’Europa federale - è diventata un partner che crea problemi in Europa, piuttosto che contribuire a risolverli, e ha spostato il peso della bilancia a favore di chi vuole indebolire o distruggere l’UE. Ormai, all’interno del Consiglio e del Consiglio europeo, è diventato predominante l’atteggiamento deliberatamente anti-europeo di molti governi. E’ questa la differenza radicale rispetto al passato: prima dell’avvento dei partiti nazionalisti, per quanto il sistema fosse farraginoso e inefficiente, e per quanto fosse contraddittorio sul piano della trasparenza e della effettiva democraticità, il Consiglio e il Consiglio europeo funzionavano quel minimo indispensabile per far vivere l’Unione grazie al fatto che tutti i membri, nonostante le diverse visioni e i diversi gradi di europeismo, concordavano sulla necessità di mantenere in vita il quadro europeo.
La lezione che bisogna trarne, pertanto, è che è ormai indilazionabile la necessità di cambiare il sistema in vigore. Con i meccanismi attuali, l’Unione europea è destinata a rimanere paralizzata e a farsi corrodere dall’interno dalle posizioni e dalle politiche sovraniste. Per evitare la fine dell’UE, bisogna innanzitutto aggirare il muro del diritto di veto e della necessità di trovare il consenso unanime; per questo torna centrale il tema delle integrazioni differenziate e della necessità di un’assunzione di responsabilità da parte di un’avanguardia di paesi per sbloccare l’impasse, come è già avvenuto altre volte in passato, sia con la CECA che con l’euro.
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Vi sono alcuni punti su cui è possibile far leva per suscitare il consenso e cercare di promuovere una riforma radicale dell’Unione europea. Questi sono, innanzitutto, il fatto che le ricette nazionaliste non possono funzionare (perché se possono mettere in ginocchio l’UE, mettono al tempo stesso in ginocchio anche gli Stati membri); il fatto che, nonostante tutto, i cittadini rimangono favorevoli all’idea di un’Europa unita, anche se vogliono che l’Unione europea diventi più efficace e più solidale; e la possibilità che la Francia e la Germania trovino un accordo per alcune riforme effettive - a partire in primo luogo dall’Eurozona, creando strumenti ad hoc innovativi, come un bilancio per gli investimenti e un fondo di stabilizzazione contro la disoccupazione - e accettino di assumersi la responsabilità di portare in ogni caso avanti il progetto di un primo embrione di unione politica, con i paesi che vorranno farne parte: per aprire la strada a tutti gli altri che vorranno poi unirsi in un secondo momento.
La nostra campagna, che intendiamo sviluppare di qui alle elezioni europee del maggio 2019, proprio basandoci su questi punti appena indicati, si costruirà attraverso la creazione a livello cittadino (e regionale, dove possibile, con la formula anche dell’Intergruppo) della Rete per un’Italia europea in un’Europa federale e attraverso il rapporto diretto con i cittadini, sia in piazza, sia tramite il lavoro con scuole, università e associazioni, utilizzando lo strumento del questionario. L’obiettivo è quello di portare al centro dell’azione di tutte forze europeiste l’importanza e il significato della battaglia per la riforma dell’Europa a partire dall’Eurozona, in modo che, in vista delle elezioni europee, le forze con un programma pro-europeo possano convergere su una piattaforma politica comune, creando un fronte accomunato da un progetto di riforma europea coraggioso e capace di rompere l’immobilismo ambiguo delle attuali famiglie politiche in seno al Parlamento europeo. Al tempo stesso dobbiamo cercare di orientare l’europeismo presente nella società rafforzandolo e indirizzandolo verso un progetto che ridia un senso e una speranza a chi non si lascia convincere dal discorso nazionalista e sovranista.
A seguire trovare tutto il materiale per conoscere il nostro programma e per partecipare con noi a questa campagna con cui vogliamo contribuire ad arginare l’avanzata del sovranismo e alla riorganizzazione delle forze politiche.
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