Il MFE è impegnato nella lotta per creare il primo nucleo dello Federazione europea, e quindi per superare i limiti dell’attuale Unione europea, rendendola capace di rispondere efficacemente alle esigenze fondamentali dei cittadini europei. Queste esigenze includono uno sviluppo economico europeo ecologicamente e socialmente sostenibile e territorialmente equilibrato; l’effettiva partecipazione democratica dei cittadini europei alle istituzioni e alle politiche sopranazionali; una capacità di agire sul piano internazionale che permetta all’Europa di fornire un contributo determinante alla costruzione di un mondo più pacifico, più giusto e più rispettoso degli equilibri ecologici globali.
Qui riportiamo alcuni documenti storici, video e fotografie che testimoniano momenti della vita del MFE.
Per approfondire:
- Schede della mostra per l'80° anniversario della fondazione del MFE
- “Settant’anni di vita del Movimento federalista europeo (1943-2013)” articolo pubblicato da Sergio Pistone sul numero 2-3/2013 de Il Federalista
- L'Unione dei Federalisti Europei (1946-1974) di Sergio Pistone, Giuffré editore, 2008. Edizione online in PDF.
"Movimento federalista europeo: dal 1943 per un'Europa federale, sovrana e democratica", da scaricare e stampare.
La nascita del MFE e la sua evoluzione organizzativa
Il punto di partenza della vita del MFE è il Manifesto di Ventotene, scritto nell’agosto 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nell’isola al largo di Formia in cui erano confinati un migliaio di antifascisti. La diffusione negli ambienti della Resistenza delle tesi del Manifesto, che avvenne anche tramite il periodico clandestino L’Unità Europea (che è ancora oggi il periodico del MFE), portò alla fondazione del MFE a Milano nel corso di un convegno il 27-28 agosto 1943 [1].
Il MFE partecipò quindi alla Resistenza armata e svolse un’attività di contatti con gli ambienti della Resistenza europea, che portò nel luglio 1944 a Ginevra all’elaborazione di una Dichiarazione federalista dei movimenti di Resistenza e nel marzo 1945 a un congresso federalista a Parigi. Da queste iniziative nacque nel dicembre 1945 l’Unione dei federalisti europei (UEF), che costituisce ancora oggi il quadro politico-organizzativo sovranazionale dell’azione dei movimenti federalisti europei.
Dopo la fine della guerra, il MFE partecipò all’organizzazione del Congresso dell’Aia del 7-10 maggio 1948, dal quale nacque il Movimento europeo (ME), l’organo di collegamento europeo fra i movimenti, i partiti, i sindacati e le associazioni culturali di orientamento europeistico, e alla costituzione degli intergruppi federalisti nella Camera dei deputati e nel Senato che sono stati da allora una presenza sostanzialmente stabile nel Parlamento italiano.
Nel 1995 il MFE è anche diventato membro del World Federalist Movement (WFM), l’organizzazione mondiale dei federalisti, che era stato fondato nel 1948.
[1] Alla riunione parteciparono 31 persone: Arialdo Banfi, Giangio Banfi, Ludovico Belgioioso, Giorgio Braccialarghe, Arturo Buleghin, Lisli Carini Basso, Vindice Cavallera, Eugenio Colorni, Ugo Cristofoletti, Alberto Damiani, Vittorio Foa, Giovanni Gallo Granchielli, don Ernesto Gilardi, Leone Ginzburg, Enrico Giussani, Ursula Hirschman, Willy Jervis, Elena Moncalvi Banfi, Guido Morpurgo Tagliabue, Alberto Mortara, Bruno Quarti, Dino Roberto, Mario Alberto Rollier, Ada Rossi, Ernesto Rossi, Manlio Rossi Doria, Altiero Spinelli, Fiorella Spinelli, Gigliola Spinelli, Franco Venturi, Luisa Villani Usellini. Mancarono all’appuntamento Guglielmo Usellini e Cerilo Spinelli perché erano stati arrestati.
1945-1954: Dalla liberazione alla caduta della Comunità Europea di Difesa
A seguito della svolta in Europa impressa dal Piano Marshall nel 1947, anche per spingere i Paesi europei a cooperare tra di loro, il MFE e l'UEF guidati da Spinelli si batterono perché l’Assemblea consultiva del Consiglio d’Europa assumesse un ruolo costituente e si facesse promotrice della creazione di istituzioni federali europee. A questo scopo svolsero un’azione di pressione sui parlamentari e organizzarono una petizione europea che ebbe un notevole successo soprattutto in Italia dove fu sottoscritta da oltre 521.000 cittadini, 246 parlamentari e 493 Consigli comunali.
Subito dopo, quando si concretizzò il disegno dei Sei (Francia, Germania, Italia e Paesi del Benelux) di creare un esercito comune europeo (la CED, Comunità europea di difesa), Spinelli, grazie al rapporto instaurato con De Gasperi, riuscì a far approvare dall’assemblea allargata della CECA (l’Assemblea ad hoc), un progetto di statuto della Comunità politica europea (CEP) che avrebbe aperto la strada alla costruzione in tempi relativamente brevi dell’unità federale.
1954-1966: La critica al Mercato comune e le campagne popolari per l’assemblea costituente europea
Con la morte di Stalin, i primi accenni di distensione tra gli USA e l’URSS e l’integrazione dell’esercito tedesco nella NATO, la spinta a favore dell’unificazione politica europea andò esaurendosi. La CED (e con essa la CEP) fu respinta dal Parlamento francese il 30 agosto 1954 e i governi europei ripiegarono con il Trattato di Roma (1957) sulla creazione del Mercato comune, guidati dalla convinzione che l’integrazione economica fosse un passo necessario sulla strada dell’unificazione politica.
In questa nuova situazione il MFE decise di rivendicare in modo intransigente la federazione europea e di mantenere viva nell’opinione pubblica tale rivendicazione sulla base di una critica radicale delle iniziative europeistiche dei governi, in attesa che la dimostrazione della loro inadeguatezza creasse le condizioni per ottenere scelte più avanzate. Questa linea portò alla frattura fra il MFE e la classe politica e causò una forte diminuzione degli iscritti (che passarono da 50.000 negli anni ’50 a 2.000 negli anni 60), ma rafforzò l’autonomia del MFE dai partiti e la sua libertà di azione.
L’MFE diede quindi inizio ad una grande campagna per rivendicare il potere costituente del popolo europeo. Negli anni 1956-1962 organizzò elezioni primarie in varie città d’Europa per dare vita a un Congresso del popolo europeo (CPE), il quale attraverso il coinvolgimento di un numero crescente di cittadini europei avrebbe dovuto forzare i governi alla convocazione della costituente europea. La campagna si esaurì dopo che i partecipanti alle elezioni del CPE raggiunsero la quota di 650.000, dei quali 455.000 in Italia. Spinelli lasciò la guida del MFE, che fu presa da Mario Albertini, sotto la cui direzione si decise di rilanciare il CPE con il Censimento volontario del popolo federale europeo.
Agli anni ’50 risalgono anche le prime manifestazioni federaliste contro le frontiere per chiedere la libera circolazione delle merci e delle persone, che verranno condotte con continuità fino alla creazione dello Spazio di Schengen.
1967-1979: La lotta per l’elezione diretta del Parlamento europeo
A partire dal 1967 il MFE concentrò il proprio impegno nella lotta per l’elezione diretta del Parlamento europeo (PE), intesa come tappa intermedia per giungere alla costituente europea. La crisi economica che coinvolse l’Europa negli anni ’70 confermava le critiche del MFE all’unione economica e spingeva i governi a cercare un maggior coinvolgimento dei cittadini europei nel processo di integrazione europea.
Il MFE organizzò una consistente mobilitazione popolare intorno all’elezione diretta dei rappresentanti italiani nel PE.
In particolare, nel 1969 furono raccolte le firme necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per l’elezione diretta dei rappresentanti italiani nel PE, ripresa nel 1973 da una proposta di legge di iniziativa regionale.
Il 17 luglio 1979 si organizzò una manifestazione a Strasburgo in occasione della prima seduta del nuovo PE, in cui si chiese al PE di impegnarsi a favore di un governo europeo, di una moneta europea, di un forte bilancio comunitario.
1980-1993: Dal progetto di Trattato Spinelli al Trattato di Maastricht
Subito dopo l’elezione diretta del PE si sviluppò un’azione combinata fra Spinelli, membro del PE dal 1976, e i federalisti per mobilitare un vasto consenso intorno all’iniziativa del PE per una rifondazione delle Comunità. Spinelli, assieme a un piccolo gruppo di parlamentari riuniti nel Club del Coccodrillo, riuscì ad impegnare l’intero Parlamento nella elaborazione di un nuovo Trattato che prevedeva la trasformazione delle Comunità in una federazione. L’impegno del MFE a favore del progetto di Spinelli ebbe il suo momento più alto nella manifestazione di Milano del 28-29 giugno 1985 in occasione del Consiglio europeo che convocò la Conferenza intergovernativa che redasse l’Atto unico europeo, a cui parteciparono 100.000 persone provenienti da tutta l’Europa.
Ciò non bastò ad ottenere l’accoglimento delle richieste del PE, ma contribuì in modo decisivo ai successivi progressi dell’integrazione politica europea che si resero necessari per far fronte agli avvenimenti che fecero seguito al crollo dell’URSS del 1989 e ai problemi posti agli equilibri interni della Comunità economica europea dalla riunificazione della Germania e dall’allargamento ai paesi dell’Est.
La proposta di una moneta unica europea era già stata avanzata dal MFE negli anni Settanta, quando si era posto il problema dell’incompatibilità tra l’avanzamento del mercato unico e il permanere di un sistema di monete nazionali, e successivamente era stata rinnovata durante le crisi ricorrenti dei sistemi di controllo dei cambi (il serpente monetario negli anni ’70 e l’ECU negli anni ’80).
In questa fase, l’impegno del MFE ebbe la sua manifestazione più spettacolare nella proposta di legge di iniziativa popolare (promossa nel 1988 e sottoscritta da circa 120.000 cittadini), la quale portò al referendum consultivo del 18 giugno 1989 che ottenne l’88% dei voti a favore di una Costituzione federale europea e di un ruolo costituente del PE.
L’MFE si inserì inoltre nel processo che portò al Trattato di Maastricht del 1992 con il quale fu istituita l’Unione europea e furono fissate le fasi per la creazione dell’Unione monetaria. Due eventi importanti furono le manifestazioni federaliste che ebbero luogo a Roma in occasione dei Consigli europei del 27-28 ottobre e del 14-15 dicembre 1990.
1994-2007: Dal Trattato di Maastricht ai Trattati di Lisbona
Nella seconda metà degli anni Novanta, l’Unione Europea muove i primi passi tra molti problemi: la creazione dell’Euro nel 1999, “una moneta senza Stato”, avviene con l’autoesclusione del Regno Unito; l’allargamento ai paesi centro-orientali pone il problema della presenza di Paesi privi di interesse verso il progetto politico europeo; inoltre ritorna drammaticamente la guerra con la disgregazione della Jugoslavia alle porte dell’Europa e la recrudescenza del terrorismo islamico.
Con il Trattato di Nizza del 2001 ha inizio il processo di riforma delle istituzioni europee che porta alla stesura da parte della Convenzione europea nel 2003 del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, poi abortito a causa della vittoria dei no nei referendum di Francia e Olanda.
Nel 2007 viene approvato il Trattato di Lisbona, ancora attualmente in essere, che recepisce le principali riforme contenute nel Trattato costituzionale, ma accentuando la natura intergovernativa del sistema istituzionale dell’UE.
In quegli anni l’MFE concentrò la sua azione sul rafforzamento delle istituzioni dell’Unione europea e continuò i suoi sforzi di pungolo alla classe politica e di mobilitazione dell’opinione pubblica. Nel dibattito di quegli anni è emersa all’interno del MFE anche la l’idea di avviare una Federazione Europea tra i soli Paesi fondatori, ossia quelli a più alto tasso d’integrazione, dando origine ad una Europa a cerchi concentrici.
2007-2019: L'Europa e le crisi degli anni '10 del terzo millennio
Il Trattato di Lisbona mostra tutte le sue carenze nel 2007, anno della sua entrata in vigore, con lo scoppio della bolla immobiliare negli USA che contagia ben presto l’Europa i seguito all’attacco dei mercati ai debiti sovrani dei Paesi più indebitati dell’area Euro, di cui la Grecia subisce le conseguenze più drammatiche. La crisi si interrompe solo con i programmi di acquisto dei debiti dei Paesi UE da parte della BCE guidata da Draghi.
L’Europa assiste impotente alla fine dei vecchi equilibri mondiali: l’ascesa della Cina, l’avanzare di nuovi attori regionali, il fallimento delle primavere arabe, la guerra civile siriana, l’espansione dell’ISIS, la guerra della Russia all’Ucraina, mentre gli imponenti flussi migratori che si riversano sui Paesi UE favoriscono l’avanzata in tutta Europa di partiti xenofobi e anti-UE. Il punto più basso si tocca nel 2016 con la Brexit e l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.
È in questo contesto che Macron vince le elezioni presidenziali nel 2019 con il progetto di una Francia più forte in un’Europa più forte e sovrana e lancia la proposta di una nuova Conferenza sul futuro dell’Europa.
In questi anni l’MFE ha agito al fianco delle forze politiche che hanno spinto per il completamento dell’Unione monetaria con quella economica e fiscale, per giungere all’unione politica. Per combattere le derive nazionalistiche e manifestare la volontà di procedere verso l'Europa federale, l’MFE ha organizzato insieme all’UEF nel 2017 a Roma la Marcia per l’Europa a cui hanno partecipato 10.000 persone da tutta Europa.
2020-2023: Tra la crisi della pandemia e la guerra in Ucraina, riapre il cantiere delle riforme dell’Unione europea
La diffusione della pandemia da Covid-19 nel 2020 ha spinto i Governi europei a cercare una soluzione politica comune e a istituire con il Fondo Next Generation EU il primo sistema di debito pubblico europeo. Questa iniziativa ha riaperto il dibattito sulla questione delle risorse proprie e del sistema decisionale dell’UE, in cui l’MFE si è inserito per chiedere di attribuire una competenza fiscale all’Unione europea per dare autonomia di finanziamento e di azione all’UE eliminando le lungaggini degli accordi intergovernativi.
Nel 2021 si è poi aperta la conferenza sul Futuro dell’Europa, alla quale i federalisti europei hanno partecipato attivamente, riuscendo a far inserire nel rapporto finale la richiesta di cambiamenti radicali in senso federale nell’assetto istituzionale dell’UE.
Il Parlamento europeo, dopo la fine della CoFoE, ha chiesto immediatamente al Consiglio europeo di aprire una Convenzione europea per avviare la riforma dei Trattati. L’MFE è attualmente impegnato a sostenere l’azione del Parlamento, agendo sul Governo italiano perché si schieri a favore dell’avvio della Convenzione.