La riunione della Direzione nazionale del MFE del 8 dicembre, tenutasi pochi giorni dopo le elezioni politiche italiane, ha preso in esame il nuovo quadro che emerge dal risultato del voto e le prospettive che si aprono.
L’esito elettorale ci consegna infatti una situazione inedita in base alla quale, per la prima volta, un Paese fondatore dell’Unione europea si avvia ad avere un governo guidato da un partito finora caratterizzatosi come forza di estrema destra; un partito amico e alleato delle forze illiberali, che ha sempre avuto atteggiamenti estremamente critici verso l’Europa. Si tratta perciò di una sorta di esperimento – guardato peraltro con molto scetticismo e timore dagli alleati storici dell’Italia e dalla comunità internazionale democratica – che metterà alla prova sia la forza dell’Europa nel contenere le possibili derive di uno Stato membro importante come l’Italia, sia – viceversa – la volontà e la capacità della leader di Fratelli d’Italia di promuovere la nascita di una destra di governo anche nel nostro Paese. La situazione che viviamo è infatti talmente grave e pericolosa – con la ulteriore escalation della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, la tensione internazionale, la crisi energetica ed economica, l’emergenza climatica, il passaggio dalla prima globalizzazione alla riorganizzazione dei mercati e delle catene globali del valore sulla base di nuovi criteri geopolitici – da costringere quasi a cercare soluzioni europee.
Nelle due relazioni iniziali (ne riportiamo sotto le registrazioni video), Stefano Castagnoli e Luisa Trumellini, come pure poi molti interventi nel dibattito, hanno sottolineato in particolare questo aspetto che sembra rendere quasi impossibile per chi si appresta a governare in Italia il fatto di proporre ipotetiche Italexit come è accaduto nel 2018, oppure contrastare il raggiungimento di soluzioni comuni che in realtà sono di interesse primario per il nostro stesso Paese. Restano tuttavia l’ambiguità del linguaggio con cui la posizione europea che si vuole portare al governo viene esternata da parte di Fratelli d’Italia, la cultura politica ancorata ad una visione nazionalista antistorica, il macigno della proposta di riforma costituzionale con cui si vuole abolire il primato delle norme europee su quelle nazionali e le alleanze internazionali e i referenti politici. E’ inoltre un fatto che il patrimonio di consenso accumulato in particolare da Fratelli d’Italia in questi anni di opposizione diventa ora un fardello di cui Giorgia Meloni dovrà sapersi liberare per sviluppare una cultura di governo. Superare tutto questo non sarà un’operazione semplice.
Come federalisti potremo e dovremo giudicare il comportamento dell’esecutivo e dei partiti che lo compongono sulla base dei fatti per stabilire l’atteggiamento politico da tenere. Per questo è stata condivisa in Direzione la proposta di iniziare, come primo passo, a prendere contatto con tutti i nuovi parlamentari e con tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento anche in preparazione della futura creazione di un Intergruppo federalista; fondamentale a questo fine sarà il lavoro di base delle sezioni che potranno sviluppare i rapporti anche su un piano più personale a partire dal territorio con gli esponenti dei partiti che tradizionalmente (salvo casi eccezionali) non sono mai stati nostri interlocutori. Il documento approvato dalla Direzione si propone proprio questo scopo, e vuole essere uno strumento nelle mani di tutti i militanti per avviare un’interlocuzione con le varie forze politiche; presenta un’apertura di credito verso i partiti che hanno vinto le elezioni che dovrà essere verificata sulla base dei comportamenti effettivi. L’argomento di base del nostro documento si fonda sulla constatazione fattuale che esiste piena coincidenza tra una politica che persegue l’interesse dei cittadini italiani e l’impegno a favore di un rafforzamento delle istituzioni comunitarie e della capacità di azione a livello europeo, perché questo è il solo modo per raggiungere soluzioni comuni necessarie di fronte alle molte sfide che incombono.
Il primo banco di prova sarà la posizione che il governo vorrà tenere sulla richiesta avanzata dal Parlamento europeo di aprire una Convenzione sulla base dell’art.48 del Trattato sull’Unione europea per dare seguito alle richieste della Conferenza sul futuro dell’Europa che necessitano di una riforma dei Trattati. Nonostante l’opposizione di molti governi nazionali – e l’indebolimento del fronte di quelli favorevoli a seguito della caduta del governo Draghi – il Parlamento europeo e la Commissione sostengono questo processo e la questione sarà portata prevedibilmente all’attenzione del Consiglio europeo di fine dicembre. Esiste in ogni caso un obbligo di dare risposta al Parlamento, che ha fatto una richiesta formale, e tocca al Consiglio trasmettere l’informazione ai parlamenti nazionali e quindi al Consiglio europeo che deve decidere a maggioranza semplice. Nel frattempo la Commissione Affari costituzionali del Parlamento europea (AFCO) sta valutando quali riforme esaminare e proporre. Ci sono perciò spazi di azione sia verso la Commissione per gli affari costituzionali del Parlamento europeo, sia sui parlamenti nazionali e sui governi in questi prossimi mesi che dovremo cercare di sfruttare.
A questo proposito, oltre al lavoro sul Parlamento italiano cui si faceva riferimento (e che vorremmo finalizzare anche con un Convegno nazionale nei primi mesi dell’anno prossimo), la notizia più importante riguarda la presidenza del Gruppo Spinelli, che per i prossimi nove mesi sarà affidata a Sandro Gozi. Nella sua veste di presidente dell’Unione Europea dei Federalisti, Gozi ha già elaborato un programma molto preciso, volto a perseguire gli obiettivi federalisti, indicando quattro priorità: innanzitutto esercitare un ruolo di leadership e di pungolo nel processo di revisione dei Trattati – sia facendo pressione sui governi nazionali per raggiungere un’ampia maggioranza a favore dell’apertura della procedura di revisione, sia, una volta avviata la Convenzione, per sostenere i propri obiettivi e per promuoverli a tutti i livelli – ; in secondo luogo supportare le conclusioni dei negoziati sulla riforma della legge elettorale europea; e poi monitorare che le richieste formulate nelle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa non vengano disattese – promuovendo in particolare, attraverso un approccio comune e un strategia condivisa, le proposte che più favoriscono l’evoluzione federale dell’UE – e rafforzare l’influenza del Gruppo Spinelli sui lavori dell’AFCO e della plenaria del Parlamento europeo. Gozi stesso, collegato per portare un saluto alla DN e ai militanti MFE, ha spiegato questa strategia e ha proposto anche iniziative di lavoro congiunto con il MFE verso i parlamentari italiani (si veda la registrazione video riportata sotto). Nei prossimi mesi l’impegno a livello europeo sarà pertanto un punto di riferimento essenziale, anche per orientare il nostro lavoro con il Parlamento italiano e sul governo e per rafforzarlo grazie al collegamento con il lavoro politico a livello europeo.
> Documento approvato dalla Direzione nazionale
> Relazione di Stefano Castagnoli
> Relazione di Luisa Trumellini
> Intervento di Sandro Gozi