Mentre ci troviamo ad a affrontare una difficilissima crisi per le nostre comunità, siamo convinti che solo uniti come europei possiamo uscirne costruendo nuove opportunità. Per questo, gli strumenti messi in campo per aiutare gli Stati membri ad affrontare l’impatto economico e sociale della pandemia di COVID-19 devono ora essere accompagnati da riforme strutturali per dare all’Europa le basi giuridiche ed istituzionali per un nuovo assetto di natura federale.
E’ in questa prospettiva che rivendichiamo con forza il fatto che la Conferenza per il futuro dell’Europa debba essere convocata al più presto, perché rappresenta l’occasione – l’unica al momento concreta – per avviare il confronto sulla riforma dell’Unione europea. L’Italia, mentre deve da un lato impegnarsi sul piano nazionale per un profondo rinnovamento civile e sociale, orientando le sue scelte in sintonia con l’Europa, deve al tempo stesso saper contribuire al processo di riforma federale dell’Unione europea nel solco della tradizione federalista di Luigi Einaudi, Altiero Spinelli e Alcide De Gasperi.
Il Movimento Federalista Europeo ne discute con i vertici del Parlamento
europeo ed italiano ed i rappresentanti del Governo insieme con:
Sandro Gozi, Presidente dell'Unione dei Federalisti Europei, Parlamentare europeo
Bruno Tabacci, Camera dei Deputati Intergruppo federalista
Tommaso Nannicini, Senato della Repubblica Intergruppo federalista
Brando Benifei, Presidente Gruppo Spinelli al Parlamento europeo
Ha già assicurato la propria presenza
Antonio Misani
Viceministro all'Economia
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Evento su Facebook >>
Locandina scaricabile
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l'appello per l'avvio della Conferenza sul Futuro dell'Europa
Roberto GiachettiPiero Fassino, Deputato
Hanno sottoscritto l'appello #ItalyxCoFedEU per chiedere al governo italiano di impegnarsi per il lancio della Conferenza sul Futuro dell’Europa entro fine anno:
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Alessandro Alfieri, Senatore
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Raffaele Baratto, Deputato
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Brando Benifei, Eurodeputato
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Francesco Berti, Deputato
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Caterina Biti, Senatrice
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Renato Brunetta, Deputato
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Elena Carnevali, Deputata
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Massimo Castaldo, Eurodeputato
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Alessandro Cattaneo, Deputato
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Stefano Ceccanti, Deputato
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Andrea De Maria, Deputato
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Marco Di Maio, Deputato
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Piero Fassino, Deputato
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Alan Ferrari, Senatore
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Andrea Ferrazzi, Senatore
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Cosimo Maria Ferri, Deputato
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Maria Chiara Gadda, Deputata
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Laura Garavini, Senatrice
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Roberto Giachetti, Deputato
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Sandro Gozi, Eurodeputato
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Chiara Gribaudo, Deputata
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Elisabetta Gualmini, Eurodeputata
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Pierfrancesco Majorino, Eurodeputato
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Maurizio Martina, Deputato
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Alessandra Moretti, Eurodeputata
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Sara Moretto, Deputata
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Tommaso Nannicini, Senatore
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Riccardo Nencini, Senatore
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Giovanni Pittella, Senatore
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Lia Quartapelle, Deputata
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Roberto Rampi, Senatore
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Tatjana Rojc, Senatrice
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Alessia Rotta, Deputata
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Daniela Ruffino, Deputata
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Daniela Sbrollini, Senatore
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Filippo Sensi, Deputato
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Debora Serracchiani, Deputata
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Massimilano Smeriglio, Eurodeputato
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Bruno Tabacci, Deputato
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Mino Taricco, Senatore
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Irene Tinagli, Eurodeputata
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Patrizia Toia, Eurodeputata
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Diego Zardini, Deputato
In questo momento di pericolo e di incertezza per la nostra comunità, la Conferenza sul futuro dell'Europa rappresenta l'occasione concreta per proseguire nel percorso intrapreso con il piano Next Generation EU e rinsaldare nei cittadini europei il sentimento di appartenenza alla stessa comunità di destino con una riforma dei trattati europei che crei le istituzioni che i federalisti chiedono da tempo per combattere con efficacia le crisi e ridare all'Europa il posto che le compete nel mondo.
Per questo i federalisti europei invitano le personalità che rivestono un ruolo di responsabilità nelle istituzioni e nei vari ambiti della vita economica e civile e tutti i cittadini impegnati a vario titolo nella società ad unirsi a loro nel chiedere al Governo italiano e ai parlamentari europei di impegnarsi perché la Conferenza sul Futuro dell'Europa possa partire entro dicembre, e comunque il prima possibile, nel caso il riacutizzarsi della crisi sanitaria non lo permetta.
Sono di Sandro Gozi, Brando Benifei, Tommaso Nannicini, Bruno Tabacci le prime adesioni alla campagna.
Qui l'elenco dei parlamentari che hanno aderito >>
Appello al Parlamento e al Governo italiani
per l'avvio della Conferenza sul futuro dell'Europa
Al Presidente del Consiglio, prof. Giuseppe Conte Ai Ministri Amendola, Di Maio, Gualtieri
Ai Presidenti di Senato e Camera
Ai segretari nazionali dei partiti
Al Presidente del Parlamento Europeo, On. David Maria Sassoli
Signor Presidente, Onorevoli Ministri, Onorevoli Presidenti del Senato e della Camera,
In questa difficile transizione per la nostra comunità, tutti noi - come politici impegnati a livello locale, regionale e nazionale, come rappresentanti del mondo del lavoro e delle imprese, come cittadini impegnati a vario titolo nella società, come accademici, come giovani - siamo convinti che solo uniti come europei possiamo trasformare questa crisi in una nuova opportunità.
L’Europa non è solo il nostro quadro di riferimento sul piano economico. L’Europa è la nostra casa comune che fa vivere i valori in cui crediamo: la democrazia e lo Stato di diritto, la libertà, la giustizia sociale, l’inclusione e la solidarietà. Noi vogliamo che diventi sempre più coesa e forte, come una vera comunità di destino.
Per questo motivo rivendichiamo il fatto che la Conferenza sul futuro dell'Europa debba essere lanciata al più presto perché rappresenta un'occasione imperdibile, e al tempo stesso l’unica al momento concreta, per dar vita ad un’unione politica federale, consolidando la svolta compiuta dall’Unione per rispondere alla crisi pandemica. L’Europa ha bisogno di riforme concrete dei Trattati per far sì che il meccanismo europeo di stabilizzazione creato ad hoc per reagire all’emergenza diventi strutturale, che la solidarietà in Europa sia istituzionalizzata e resa permanente, che le politiche dell’UE possano essere efficaci, nel rispetto del principio di sussidiarietà. E’ ormai indispensabile creare una prima porzione di bilancio federale, rafforzare le competenze dell’UE (in campo economico, sanitario, migratorio, nella politica estera e di sicurezza, nel settore della ricerca e della formazione) e adeguare in quelle materie i meccanismi decisionali con la piena codecisione del Parlamento europeo e l’abolizione del voto all’unanimità e dei veti nazionali.
La Conferenza sul futuro dell’Europa, proposta per coinvolgere i cittadini sul destino della nostra Unione, è la sede in cui queste riforme possono essere proposte e analizzate ed in cui possono trovare il consenso necessario.
Il ruolo dell’Italia può essere cruciale in questo processo. Il nostro Paese è stato determinante nella svolta dell’UE, ma ora il Governo e il Parlamento italiani, insieme agli altri Stati favorevoli, devono saper gestire al meglio questa fase, innanzitutto lavorando insieme al Parlamento europeo perché la presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea, come ha più volte dichiarato di voler fare, avvii i lavori della Conferenza entro la fine dell’anno e ne indirizzi il mandato verso un vero cambiamento europeo.
Il nostro auspicio è che l’Italia recuperi sempre più in Europa il ruolo trainante che ha giocato a lungo in passato come Paese fondatore. Per questo crediamo che debba cogliere l’occasione offerta dai finanziamenti, dalle sovvenzioni e dal nuovo indirizzo politico dell’Europa per convergere con gli altri Stati membri, unendosi in uno sforzo collettivo per vivere una stagione di profondo rinnovamento civile e sociale, orientando le sue scelte, in sintonia con l’Europa, verso la creazione di un futuro di opportunità innanzitutto per i giovani e operando con efficacia quelle riforme da tempo individuate per superare i nodi che frenano la crescita del Paese e gli impediscono di convergere e di contribuire a garantire omogeneità e coesione all’interno dell’area Euro. Il successo del nostro Paese è una condizione necessaria per una riforma in profondità della politica economica europea e dell’UE stessa e per la realizzazione di quell’unione politica federale che è interesse primario dei cittadini italiani.
Siamo certi di poter contare su di Voi e sul Vostro impegno in tal senso.
Per sottoscrivere l'appello vi invitiamo ad utilizzare il modulo online:
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Elenco dei parlamentari che hanno aderito >>
Il testo dell'appello può essere stampato e sottoscritto qui:
Testo dell'appello |
La copia firmata va inviata per email all'indirizzo
Movimento federalista europeo
Segreteria nazionali
Via Villa Glori 8
27100 Pavia
Per approfondire la posizione del MFE sulla Conferenza sul futuro dell'Europa e sulla necessità di istituire una capacità fiscale europea:
Il finanziamento dell'Unione europea | ||
Altri documenti di analisi |
Collabora alla campagna del MFE, condividi il file di presentazione sui social:
Presentazione dell'iniziativa |
Dopo la presentazione al Parlamento europeo delle proposte della Commissione per il nuovo Recovery Plan for Europe, e in vista delle scadenze europee dei prossimi mesi per l’approvazione sia del nuovo Fondo straordinario Next Generation EU, sia del nuovo bilancio pluriennale dell’Unione europea, il MFE, insieme alla GFE, ha avviato un'azione sull’Appello UNA RIPARTENZA PER L’EUROPA di raccolta firme rappresentative del mondo politico, economico, accademico e del terzo settore a tutti i livelli, rivolta al Parlamento europeo.
Si chiede al Parlamento europeo, in quanto unica istituzione che rappresenta direttamente i cittadini europei, di esercitare una funzione di indirizzo e di guida per avviare la trasformazione dell’Unione europea in una unione politica federale, solo modo per rendere permanente la svolta politica prospettata in queste settimane a livello europeo sotto la spinta dell’emergenza della crisi pandemica. Si chiede, in particolare:
- di vigilare affinché la ambizioni espresse nelle proposte della Commissione con il suo Recovery Plan non vengano svilite da compromessi al ribasso tra gli Stati, respingendo in tal caso l’accordo del Consiglio europeo;
- di battersi affinché le nuove risorse proprie dell’Unione vengano valutate, raccolte e gestite a livello europeo, avviando subito il confronto sull’attribuzione di una competenza fiscale all’Unione europea;
- di guidare il processo delle riforme politico-istituzionali necessarie per costruire l’unione politica, elaborando, e proponendo alle altre istituzioni europee un progetto di Costituzione federale europea in vista del confronto con i cittadini nel quadro del rilancio del processo della Conferenza sul futuro dell’Europa.
Tra giugno e il 9 luglio (anniversario della costituzione del Club del coccodrillo da parte di Altiero Spinelli) l'appello è stato sottoscritto da ben 1200 personalità rappresentative del mondo politico, economico, accademico e del terzo settore.
Elenco delle adesioni
Tra giugno e il 9 luglio (anniversario della costituzione del Club del coccodrillo da parte di Altiero Spinelli) l'appello è stato sottoscritto da ben 1200 personalità rappresentative del mondo politico, economico, accademico e del terzo settore.
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APPELLO DEL MFE E DELLA GFE
UNA RIPARTENZA PER L’EUROPA
Verso l’Unione federale europea
La Commissione europea ha presentato al Parlamento europeo un pacchetto ambizioso per il Recovery Plan for Europe. La Presidente von der Leyen, con un discorso ricco di indicazioni politiche, ha voluto fare appello al profondo valore storico, politico, civile e morale dell’unità degli Europei. L’insieme di strumenti che ha proposto sono pensati per lasciare in eredità alle prossime generazioni una nuova Europa leader globale della nuova economia digitale, verde, solidale, inclusiva e sociale.
Il cambio di passo dell’Unione europea di fronte alla crisi pandemica è evidente. La pressione delle sfide politiche esterne e la drammatica recessione economica, che mette a rischio l’intera Unione a causa del destino intrecciato delle economie nazionali, legate dalla moneta e dal Mercato unico, e ormai strutturate come un sistema produttivo unico, ha reso prioritario il salvataggio e il rilancio di tutta l’Unione. Su queste nuove basi la Germania ha scelto di appoggiare le richieste avanzate da Italia, Francia, Spagna e dagli altri promotori della cosiddetta Lettera dei nove per il rafforzamento e l’evoluzione politica dell’Unione europea, facendo così venir meno l’asse dei cosiddetti Paesi creditori.
Queste proposte coraggiose devono ora essere difese con forza nel Consiglio europeo. Da parte sua, il Parlamento europeo ha già minacciato di bloccare l’approvazione del Quadro finanziario pluriennale se non sarà adeguato alle ambizioni presentate dalla Commissione europea e se non includerà anche una riforma delle risorse proprie. Si tratta di un punto fondamentale anche nel disegno della Commissione europea per garantire l’emissione di debito europeo. Questo ad oggi implica, oltre a misure che rientrano nelle competenze comunitarie – come il Carbon Border Adjustment Mechanism – che gli Stati acconsentano anche ad imporre nuove tasse sui giganti della finanza e del web, e su chi inquina, per trasferirne poi il gettito al bilancio europeo.
Le scelte che verranno fatte nei prossimi mesi, in particolare in merito alla questione delle risorse proprie, influiranno in modo determinante sull’evoluzione dell’Unione europea, e in particolare sulla possibilità che l’Unione europea approdi in tempi ragionevolmente brevi a quell’unione politica federale indicata nel progetto dei Padri fondatori che ora finalmente sta tornando punto di riferimento del dibattito europeo.
Su questa base noi chiediamo al Parlamento europeo, in quanto unica istituzione che rappresenta direttamente i cittadini europei, di porre l’attenzione su tre punti, e di esercitare a tale scopo la sua funzione di indirizzo e di guida:
- Vigilare affinché gli accordi intergovernativi sul Quadro finanziario pluriennale e sul Fondo straordinario Next Generation EU non sviliscano le nuove ambizioni europee. Chiediamo al Parlamento europeo di non approvare accordi inadeguati e di contribuire con il suo peso politico ad impedire che alcuni paesi riescano ad esercitare un potere di ricatto e di veto, mantenendo così fede al suo impegno.
- Battersi affinché le nuove risorse proprie dell’Unione vengano valutate, raccolte e gestite a livello europeo, coerentemente alle priorità politiche e strategiche individuate dalla Commissione. La creazione di una porzione di bilancio federale è una condizione necessaria per rendere strutturale il nuovo approccio europeo. In questo senso è indispensabile che il Parlamento europeo avvii subito il confronto sull’attribuzione di una competenza fiscale all’Unione europea, affinché le risorse proprie europee possano essere decise a maggioranza direttamente dal Parlamento e dal Consiglio, abolendo il passaggio delle ratifiche nazionali (ad oggi indispensabili in quanto gli Stati membri sono gli unici titolari del potere fiscale e quindi gli unici che possono imporre tasse direttamente sui cittadini e sull’economia).
- Guidare il processo delle riforme politico-istituzionali necessarie per costruire l’unione politica, rese ancora più urgenti dal nuovo indirizzo impresso al processo europeo. Gli stessi strumenti per la ripresa e il rilancio europeo devono essere iscritti in un quadro che ne garantisca il carattere permanente. In questo senso una revisione dei Trattati e una profonda riforma dell’Unione europea fanno parte della risposta duratura e efficace necessaria per poter uscire dalla crisi.
Riteniamo pertanto necessario che venga avviata al più presto la Conferenza sul futuro dell’Europa durante il semestre di presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea. Chiediamo al Parlamento europeo di battersi affinché la Conferenza sia mirata a discutere, coinvolgendo i cittadini, un progetto concreto di unione politica. Il Parlamento europeo ha la legittimità democratica e la vocazione istituzionale per imporre una simile agenda in vista della Conferenza. Per questo lo esortiamo a elaborare, discutere e proporre alle altre istituzioni europee un progetto di Costituzione federale europea, analogamente a quanto fece nella prima legislatura sotto la guida di Altiero Spinelli.
E’ questo il modo migliore anche per raccogliere il testimone del Club del Coccodrillo, di cui ricorre il 40° anniversario il 9 luglio prossimo.
Con eccessiva fiducia sulla mia capacità di riflettere mi è stato chiesto quale sarebbe oggi il giudizio di Robert Schuman sull’Europa, la creatura nei confronti della quale ha speso i migliori anni della sua vita politica.
Per rispondere con la dovuta chiarezza e con una tollerabile semplicità a questa domanda sento la necessità di richiamare brevemente i due obiettivi che Schuman si proponeva quando pensava all’Europa.
Il primo era la pace: immediata totale e duratura. Una pace resa difficile dalla storia e dai sentimenti di reciproca ostilità che essa aveva impresso nei cittadini dei diversi paesi. Cittadini che erano perciò fatalmente spinti a pensare che rinunciare alla storia e fare la pace fra antichi nemici fosse come tradire le guerre di indipendenza sulle quali si era fondata l’unità della loro nazione.
Schuman era inoltre convinto che questo nuovo cammino verso la pace in Europa poteva essere costruito solo attraverso un rapporto stretto e obbligante fra i due grandi litiganti d’Europa, cioè fra la Francia e la Germania. Nessuno meglio di lui sentiva l’importanza ma anche la difficoltà del raggiungimento di quest’obiettivo. Nato in Lussemburgo, cittadino prima tedesco e poi francese, nutrito della cultura di entrambi i paesi, egli capiva meglio di ogni altro l’importanza e la difficoltà della sfida. Se ragioniamo col metro di oggi quest’obiettivo è stato raggiunto in pieno e non è a rischio nemmeno nel prevedibile futuro. Arrivo fino a dire che non lo è nemmeno in caso di una pur ipotizzabile crescita di forze antieuropee in uno o entrambi i paesi. Vi sono stati infatti nella storia dell’Unione molti casi nei quali le politiche dei due paesi hanno accumulato forti contrasti ma essi sono sempre stati affrontati con la ferma convinzione che si trattava di conflitti parziali e provvisori e che perciò, in quanto tali, sarebbero stati superati. In effetti così è stato.
La Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, primo passo della nuova convergenza, ha centrato in pieno quest’obiettivo anche se poi, con l’evolversi degli eventi, si è dovuta sobbarcare il peso di chiudere e non di aprire le miniere e ha dovuto portare avanti il compito, non certo previsto quando la Ceca fu costituita, di procedere al licenziamento di decine e decine di migliaia di addetti delle imprese siderurgiche.
Il secondo obiettivo di Schuman era quello di costruire una realtà politica che, attraverso una progressiva costruzione di nuove istituzioni, legasse fra di loro non solo la Francia e la Germania ma tutti i paesi europei, anche se, nei tempi della guerra fredda, nessuno poteva immaginare di coinvolgere in questo processo anche i paesi al di là della cortina di ferro.
In questa visione di un Europa necessariamente unitaria di Schuman un’importante eccezione era riservata alla Gran Bretagna, il cui spirito profondo era ritenuto troppo diverso da quello che avrebbe dovuto legare fra di loro i paesi europei. Non dico che se Schuman fosse vivo direbbe nei confronti della Brexit “ ve l’avevo detto” ma certo, rileggendo i suoi scritti, mi ha sempre sorpreso come egli fosse senza riserve sulla positività e la necessità di un accordo fra Francia e Germania e come invece nutrisse profondi dubbi sull’ipotesi di un legame con la Gran Bretagna, che pure aveva avuto un ruolo fondamentale nella vittoria della Francia, paese di cui era ministro degli Esteri.
Arrivando ora al giudizio che Schuman darebbe al raggiungimento del secondo obiettivo (cioè la creazione di una sostanziale unità europea) credo che egli sarebbe in fondo abbastanza contento del fatto che l’Unione ha progredito passo per passo, costruendo rapporti sempre più stretti fra i diversi paesi nei settori che concretamente potevano sfociare in positivi legami di cooperazione. Legami non effimeri ma fondati su istituzioni che, da un lato hanno progressivamente allargato le proprie competenze e, dall’altro, ne hanno anche esteso la base democratica, con l’elezione del Parlamento e con il successivo, anche se non completo, allargamento delle sue competenze.
Il lancio della Ceca come primo passo verso l’Unione è stato in fondo fecondo di conseguenze positive, ma con lentezze e soste che certamente raccoglierebbero un giudizio non entusiastico da parte sua. Riceverebbe invece il suo plauso l’immenso aumento dei rapporti fra i diversi paesi europei, con il progressivo abbattimento delle frontiere, viste da Schuman come un vero e proprio simbolo dell’irrazionalità umana. Nei sui appunti egli insiste infatti sulla necessità che i confini si trasformino in occasioni di cooperazione non solo materiale ma anche culturale.
L’Europa avrebbe dovuto, secondo le proposte di Schuman, fondarsi su una volontà politica condivisa, posta al servizio dell’unica comunità umana.
Si può certamente concludere che in questi pensieri fosse contenuta una forte percentuale di utopia. Questo è vero: non sono poche infatti le pagine dei suoi scritti che contengono un profondo desiderio di universalismo e siamo ben consapevoli che il giudizio di ogni “universalista” nei confronti degli avvenimenti storici non può che contenere riserve e interrogativi.
Molto probabilmente Schuman porterebbe quindi avanti fondati dubbi sulla messa in atto di due concetti che stavano alla base del suo pensiero: la solidarietà e la necessità di progredire nel cammino della sovranazionalità, anche se rispettosa delle tradizioni e delle eredità nazionali.
Nella storia dell’Unione Europea la solidarietà ha infatti avuto molti alti e bassi, soprattutto quando si è trovata di fronte ad eventi, come le migrazioni, che incidevano profondamente sulle sicurezze e sulle paure dei cittadini dei diversi paesi.
A queste sono legati gli altrettanti numerosi gli alti e bassi attraverso i quali il concetto di sovranazionalità è passato, con una particolare tendenza verso il basso nel periodo della storia europea che segue la bocciatura del progetto di Costituzione da parte del popolo francese, il cui universalismo era pure tanto caro a Schuman.
D’altra parte le cose non possono andare in modo diverso finché la politica nazionale ha assoluto predominio rispetto a quella europea, che viene quindi ad essa subordinata e condizionata.
Gli ultimi tristi eventi della pandemia che stiamo sperimentando, insieme al dolore per quanto sta avvenendo, offrirebbero tuttavia a Schuman la possibilità di credere che anche il suo secondo obiettivo possa avere maggiori possibilità di essere perseguito nel prossimo futuro. Ci troviamo infatti di fronte a un evento non imputabile a nessuno, riguardo al quale i confini nazionali (anche se si è tentato di tenerne conto) non possono esistere. Un evento nel quale la necessità di solidarietà e di cooperazione sovranazionale è più evidente che in qualsiasi altro caso.
Di tutto questo i popoli europei, e di riflesso i loro govrnanti, sembrano tenere conto, portando avanti progetti di cooperazione solidale che, fino a pochi mesi fa, sembravano del tutto improponibili. Penso perciò che il giudizio di Robert Schuman sulla possibilità che l’Europa possa riprendere con più vigore il suo cammino verso l’unità tenderebbe oggi ad essere più ottimista.