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Dopo la sfiducia espressa dalla Direzione del PD al Presidente del Consiglio Enrico Letta, e la conseguente apertura di una crisi di governo, non si vede chi, come e quale compagine parlamentare alternativa rispetto al recente passato possa offrire maggiore garanzia e credibilità per far giungere a conclusione la legislatura; per introdurre in tempi più rapidi le necessarie riforme in campo istituzionale, economico e finanziario; per contribuire nei prossimi mesi ad accrescere il ruolo dell’Italia nel consolidare fiscalmente, economicamente e politicamente l’unione monetaria.

Chi non ha perso il senso della realtà sa che la degenerazione della lotta per il potere, la crisi del sistema partitico e delle istituzioni possono essere sanate solo nella misura in cui l’Italia dimostra nei fatti di saper coniugare le proprie politiche nazionali con la volontà e la capacità di fare tutto ciò che è necessario per stare in Europa e per contribuire a rafforzarla. Tutto il resto non è che dannosa retorica e demagogia, utile ad alimentare illusorie speranze di poter tornare ad un mondo che non c’è più – quello dell’esercizio della piena sovranità nazionale; oppure di poter realizzare quell'immaginaria "altra Europa da far nascere sulle rovine di quella che abbiamo conosciuto” di cui ha denunciato il carattere distruttivo il Presidente della Repubblica nel suo ultimo discorso al Parlamento europeo a Strasburgo.

Questa crisi cade in una fase del confronto fra governi ed istituzioni nazionali ed europee sul consolidamento dell’unione monetaria, che riguarda ormai i due punti cruciali da cui dipende la possibilità di fare un governo democratico dell’euro. Si tratta: a) del braccio di ferro in atto per definire i cosiddetti accordi di partenariato per la crescita, l’occupazione e la competitività, in cui l’Italia ha costituito, fino all’altro ieri, un elemento importante nello schieramento dei paesi, tra cui la Francia, che sostengono che “all’impegno per le riforme corrispondano incentivi finanziari per mitigarne i costi di breve periodo. Incentivi da ricavare da una capacità finanziaria della zona euro capace di raccogliere capitali sui mercati internazionali”, come ha specificato l’ex Presidente del consiglio Letta prima di dimettersi e come aveva spiegato l’ex Ministro Moavero alla vigilia del vertice di dicembre (è questo il terreno di lotta pollitica per la creazione di un bilancio aggiuntivo dell’eurozona basato su risorse proprie); b) del dibattito sul controllo parlamentare di questa capacità/bilancio attraverso la differenziazione del funzionamento del Parlamento europeo (come ormai discusso e proposto non solo da quest’ultimo nel dicembre scorso e recentemente dalla sua Commissione economica, ma anche dal Ministro Schäuble e da altri gruppi di studio).

È difficile prevedere come, con quale credibilità e forza e se l’Italia, il suo futuro governo, la sua classe politica, la sua società civile, le sue istituzioni, potranno impegnarsi e svolgere un ruolo attivo nei prossimi mesi su questo terreno. Per questo, ora più che mai, è importante continuare la Campagna per la federazione europea attraverso l’azione cartolina e la mobilitazione in vista della convenzione del 5 aprile a Roma.

Se era importante fare tutto ciò quando l’Italia aveva un governo sensibile a queste tematiche, a maggior ragione è importantissimo farlo ora nei confronti di chi questa sensibilità la deve ancora manifestare.

 

  


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