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NO ALLA DISGREGAZIONE DELL’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA

SI’ ALLA SUA TRASFORMAZIONE IN UNA UNIONE FEDERALE

Il NO pronunciato dai greci secondo molti mette in dubbio la permanenza della Grecia nell’euro e l’irreversibilità dell’Unione economica e monetaria. Accettare questa logica significherebbe rassegnarsi all’idea che il processo di unificazione europea è giunto al capolinea e illudersi di poter affrontare le sfide del nostro secolo sempre più divisi, mantenendo le nostre piccole sovranità in campo economico e di bilancio, con un’Europa incapace di leadership internazionale e di superare l’ostacolo dello status quo integovernativo, che trasforma ogni atto di governo europeo in un negoziato estenuante tra Stati.

Bisogna opporsi nei fatti a questa deriva e costruire un sistema di governo federale per l’Unione economica e monetaria.

Bisogna promuovere delle politiche europee; ma non si riesce a farlo perché non esistono le istituzioni europee sovranazionali adeguate per promuoverle e governarle. Per crearle occorrerebbe riportare al centro dell’agenda europea la realizzazione in tempi ravvicinati e certi dell’unione fiscale,  economica e politica dell’Eurozona.

Bisogna cioè porre la questione di avviare le riforme istituzionali indispensabili per garantire effettivi poteri di governo a livello dell’Eurozona e poteri di controllo democratico al Parlamento europeo, in collegamento con quelli nazionali, fissando il calendario del completamento della piena unione politica.

È su questo terreno che si misurerà la volontà e la capacità politica di governi, istituzioni e partiti di agire davvero per un futuro di progresso basato sulla solidarietà e sulla responsabilità fra paesi che la Storia ed i tragici eventi del passato hanno reso sempre più interdipendenti e meno sovrani.

L’alternativa, come mostrano il contesto e l’esito del referendum greco, è chiara: il trionfo dei populismi e dei nazionalismi e la conseguente disgregazione dell’Europa e dei nostri stessi Paesi.

 

5 luglio 2015

  


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