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Nel numero di febbraio di Orizzonte Cina, il mensile a cura dello IAI, il vice Ministro del Dipartimento Affari Internazionali del Partito comunista cinese, Yu Hongjun, delinea in un breve articolo le linee guida del nuovo modello di sviluppo della Cina in questa decade. “La Cina, spiega Yu Honjun, è impegnata nello sviluppo di industriea bassa emissione di carbonio, ecologicamente sostenibili. Attualmente, si sta facendo molto per promuovere settori industriali quali quelli del risparmio energetico, della protezione ambientale, dell’information technology e dei network, della farmaceutica biologica, delle nuove energie, dei nuovi materiali e così via. Si prevede che entro il 2020 le nuove industrie strategiche rappresenteranno il 15% del Pil”.

Questo per recuperare un ritardo rispetto ai paesi più industrializzati che è tuttora molto evidente: “La trasformazione del modello di sviluppo cinese richiede innanzitutto la ristrutturazione dell’industria manifatturiera, che fornisce 1/3 del Pil e il 90% delle esportazioni. È vitale accrescere la produttività dell’industria manifatturiera che è pari solo al 4,38% di quella statunitense e al 5,56% di quella tedesca… Attualmente il progresso scientifico e tecnologico contribuisce alla crescita economica cinese in una misura del 25-30% inferiore a quella dei Paesi sviluppati. La dipendenza della Cina dalla tecnologia straniera è molto alta (50%), mentre quella di Stati Uniti e del Giappone è inferiore al 5%. Questo gap indica che c’è un grande potenziale da sfruttare. La Cina sta così cercando di costruire un sistema di innovazione tecnica basato su sinergie funzionali tra risorse industriali, accademiche e della ricerca”. Uno dei parametri che testimonia l’impegno cinese nel colmare questo gap è offerto dai dati forniti dalla World Intellectual Property Organization, nel suo rapporto “World Intellectual Property Indicators – 2011”, dai quali si ricava l’andamento della domanda di brevetti presso i cinque maggiori uffici al mondo (USA, Cina, Repubblica coreana, Giappone, Patent Office europeo). La crescita globale del numero di domande di brevetto nel 2010 è stata del 7,2% (a fronte di un -3,6% nel 2009) ed è dovuta per i 4/5 a Cina e Stati Uniti. Nel caso della RpK la crescita è stata pari al 24,3% rispetto al 2009. Ma ancor più significativo è il trend di questa crescita, che vede una progressiva convergenza verso l’alto delle curve di Cina ed USA ed un sostanziale appiattimento di quella europea. Se l’Europa della moneta unica non si darà al più presto le istituzioni, le risorse ed i mezzi adeguati per promuovere un effettivo piano di sviluppo sostenibile basato sulle nuove tecnologie e su un nuovo modello sviluppo, avrà sempre meno beni da poter scambiare con quei paesi che questo piano lo stanno già perseguendo su scala continentale, meno ricchezza e benessere da produrre al suo interno… meno di tutto.

  


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