“L’ULTIMO CAMPO DI BATTAGLIA”
PER SALVARE L’EURO E PER FARE DAVVERO L’EUROPA
Com’era prevedibile, anche l’Italia è entrata nel mirino della speculazione internazionale. Ma a causa del peso e della dimensione che, nonostante tutto, ha ancora la sua economia, a differenza della Grecia, dell’Irlanda, del Portogallo e perfino della Spagna, essa non potrà contare molto sull’aiuto europeo ed internazionale per mettersi al riparo dal giudizio dei mercati internazionali. Questo significa che d’ora innanzi la sua classe politica, le sue istituzioni, la sua opinione pubblica dovranno dar prova di grande senso di responsabilità e di grande capacità nel contenere il più possibile il costo del debito. Non è infatti immaginabile che, qualora la situazione peggiorasse ulteriormente, l’Italia possa venire aiutata ricorrendo ai meccanismi e attingendo alle risorse creati in ambito europeo per far fronte alle crisi di paesi il cui debito, come quello greco, per esempio, è circa un quinto di quello italiano. D’altra parte, se il fronte italiano della crisi non terrà, non solo l’euro, ma l’intero progetto europeo cadrà ed un ciclo storico si chiuderà.
Se l’Italia è dunque diventata, come ha titolato nei giorni scorsi il quotidiano La Repubblica, “l’ultimo campo di battaglia” per salvare l’euro e l’Europa, è però cruciale far luce non solo su come e con quali strumenti finanziari combattere, aspetto questo sul quale esiste già un’ampia gamma di proposte tecniche, ma soprattutto su qual è l’obiettivo strategico da perseguire: l’unità politica dell’Europa. Solo una volta fatta chiarezza su quest’ultimo punto si potrà infatti ragionevolmente pensare di mobilitare forze e di raccogliere consensi su determinate politiche piuttosto che su altre.
Quando si considera lo stato delle cose in Europa oggi, ormai occorre che la politica compia quello che Jean Monnet negli anni Settanta del secolo scorso non aveva esitato a definire “uno specifico atto creatore”. Infatti, “la Commissione economica europea, il Consiglio, l’Assemblea, la Corte”, come scriveva Monnet nelle sue memorie, “sono certamente un modello pre-federale, ma non ancora i veri organi di una Federazione politica europea che nascerà con uno specifico atto creatore che richiederà un nuovo trasferimento di sovranità … A questo punto bisognerà inventare qualcosa di nuovo”. Qualcuno potrebbe osservare, e a ragione, che rispetto a quegli anni l’Europa ha ormai un Parlamento europeo eletto direttamente, una Banca centrale europea ed una moneta. Ma, come la crisi che stiamo vivendo dimostra quotidianamente, questi successi non sono evidentemente bastati e non bastano a unire gli europei. L’unità politica dell’Europa è del resto proprio quanto chiedono, consapevolmente o no, coloro i quali in questi giorni attraverso appelli, commenti, raccomandazioni ai governi e alle istituzioni europee denunciano le contraddizioni di una moneta senza Stato, l’assenza di un’unione fiscale e di una politica economica europee, l’inadeguatezza delle risorse del bilancio europeo e la sua ri-nazionalizzazione. Tutti fatti questi ben riconoscibili anche dagli osservatori esterni all’Europa. Non più tardi dell’8 luglio, l’ambasciatore cinese presso l’Unione
europea ha infatti dichiarato: “ Speriamo che di fronte alle difficoltà in cui si trova l’euro, un nucleo di paesi possa unirsi per evitare la crisi”. L’alternativa di fronte alla quale si trovano gli europei è dunque chiara: o essi sapranno far nascere all’interno dell’attuale Unione europea, per iniziativa di un gruppo di paesi, un’Unione politica, cioè riusciranno a far nascere una Federazione dentro la confederazione, oppure soccomberanno. Imboccare la prima strada, in questo momento, dipende in larga parte, soprattutto dall’Italia, ed è palese il fatto che il tempo a disposizione, per quanto difficile da valutare, si vada rapidamente esaurendo.
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In questo grave momento per l’Italia e per l’Europa, il Movimento federalista europeo ricorda dunque alle istituzioni, ai partiti politici, ai sindacati, alle forze imprenditoriali, ai movimenti della società civile che non ci sarà futuro per l’Italia al di fuori del rilancio dell’obiettivo della Federazione europea. Un obiettivo questo che oggi può essere perseguito solo a partire dall’iniziativa di un gruppo di paesi dell’Eurozona. A questo scopo il Movimento federalista europeo invita tutte le forze vive e responsabili della società ad aderire ai vari livelli alla Campagna per la Federazione europea. Dall’altro lato, poiché occorre preparare il terreno e coinvolgere l’opinione pubblica nel rilancio del progetto europeo, fermo restando il quadro dell’analisi sulle insufficienze degli attuali Trattati e l’obiettivo della Federazione nella confederazione, il Movimento federalista europeo invita queste stesse componenti a sostenere la nascita di un largo schieramento nazionale con uno sbocco europeo disposto a mobilitarsi su un’Iniziativa dei cittadini europei (come previsto dall’art. 11 del Trattato di Lisbona), per raccogliere un milione di firme in almeno sette paesi europei. Questa iniziativa dovrebbe chiedere che l’Europa si doti dei mezzi finanziari e fiscali autonomi necessari per attuare un vero piano europeo a sostegno della crescita, dello sviluppo e dell’occupazione.
Solo con una chiara manifestazione della volontà di fare la Federazione europea, la politica potrà tornare a svolgere un ruolo positivo per un futuro di pace, progresso e benessere per i cittadini ed i giovani in particolare.
Solo con una chiara manifestazione della volontà popolare di sostenere l’Europa diventerà possibile contrastare e sconfiggere l’antieuropeismo e la sfiducia strisciante nei confronti dell’Europa stessa.
Milano 13 luglio 2011