Dichiarazione del MFE sulla crisi di governo
Senza rete di protezione. Questa sembra essere la condizione del mondo all’inizio del terzo decennio del secolo. Se l’avvio delle vaccinazioni di massa lascia sperare in un lento ritorno alla normalità, la pandemia provoca ancora ogni giorno un altissimo numero di contagi, di malati, di decessi. Anche se i provvedimenti delle pubbliche istituzioni cercano di sostenere le persone, le imprese ed i lavoratori, le conseguenze sul tessuto economico e sociale sono sempre più preoccupanti. Per di più il comportamento eversivo di Trump e il conseguente, esecrabile assalto al Congresso americano del 6 gennaio ha colpito al cuore uno degli Stati cardine dell’equilibrio mondiale. Scontati i timori per quanto potrebbe succedere in occasione dell’insediamento della nuova Amministrazione, la Presidenza Biden avrà di fronte a sé un compito titanico per tentare di riconciliare un Paese diviso, rissoso, esasperato. Difficile pensare che in queste condizioni gli USA possano fornire un contributo determinante alla soluzione dei problemi mondiali.
Se si passa a questo lato dell’Atlantico, bisogna riconoscere che le decisioni prese dall’Unione europea nel 2020 hanno fornito una risposta convincente alla più grave crisi economica dai tempi delle guerre mondiali e allontanato i pericoli che potevano mettere a repentaglio lo stesso processo di unificazione. Ora si tratta di rendere strutturali e permanenti misure congiunturali e provvisorie prese sotto la spinta degli eventi. Di questo anzitutto dovrebbe occuparsi la Conferenza sul futuro dell’Europa, prima che le tornate elettorali in alcuni Paesi, a cominciare dalla Germania, mettano a rischio gli equilibri tra le istituzioni europee e nello stesso Consiglio.
In questo passaggio il ruolo dell’Italia non è affatto marginale e irrilevante. Come primo beneficiario degli aiuti europei, il nostro Paese ha sicuramente un’occasione storica per porre rimedio ad antiche e recenti magagne con una serie di profonde riforme strutturali che lo rimettano su un sentiero di crescita adeguato alle sfide del XXI secolo. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) riconosce quindi opportunamente che dopo la “svolta europea” è necessaria una “svolta italiana”. Il Piano, approvato dal Governo dopo varie consultazioni con le forze economiche e sociali e dopo un franco dibattito tra i partiti della maggioranza, passa ora all’esame del Parlamento, dove potrà essere arricchito anche dalle proposte delle opposizioni e, auspichiamo, degli enti territoriali, dalle Regioni ai Comuni. In particolare, si è dimostrata fin dall’inizio indovinata la scelta di un continuo confronto con la Commissione per definire le linee guida, gli obiettivi, i contenuti, le priorità. E’ questa la strada per definire un progetto coerente e credibile e per ottenere infine l’approvazione delle istituzioni europee.
Il successo del Piano italiano non è però solo nell’interesse dell’Italia. L’incapacità del nostro Paese di sfruttare questa straordinaria opportunità sarebbe percepito come un fallimento anche dell’Europa. E’ facile immaginare quali recriminazioni e contrapposizioni sorgerebbero di nuovo tra gli Stati se l’Italia sprecasse queste risorse. Invece di proseguire verso una unione fiscale ed una maggiore condivisione dei rischi, si tornerebbe al vecchio ed inadeguato coordinamento delle politiche economiche. La sfiducia reciproca minerebbe le basi per costruire anche l’altro grande pilastro della sovranità europea: la politica estera e la sicurezza. Con gli Stati Uniti impegnati in difficili sfide interne e sempre più volti al confronto con la Cina ed ai rapporti con l’Asia, il Vecchio Continente si troverebbe in balia degli eventi invece di proporsi come promotore di stabilità e di pace per le aree più vicine e come protagonista del nuovo ordine mondiale in costruzione.
Non è certo compito del Movimento Federalista Europeo indicare i modi ed i tempi per la soluzione della crisi politica che si è aperta in questi giorni. La saggezza e la lungimiranza del Presidente della Repubblica sono un punto di riferimento per l’intero Paese. Spetta però alle forze politiche sia di maggioranza che di opposizione assumersi la responsabilità di non gettare il Paese nel caos e di non vanificare né i sacrifici che i cittadini e le cittadine hanno compiuto nell’anno ormai trascorso dall’inizio della pandemia, né il sostegno europeo. La stella polare che dovrebbe guidarle in questo momento più che in altri è il legame con l’Europa, da cui dipende ogni prospettiva di ripresa e persino la stessa sopravvivenza delle istituzioni democratiche. Per spiegare gli eventi che nell’estate del 1914 portarono allo scoppio della Prima guerra mondiale e alla fine della Belle Époque, il cancelliere tedesco Theobald von Bethmann-Hollweg disse ai suoi ministri: “Tutti i governi [...] e la maggioranza dei popoli erano per se stessi pacifici, ma il sasso ha cominciato a rotolare”. Il Movimento Federalista Europeo rivolge un accorato appello a tutti i protagonisti della vita politica affinché non facciano rotolare il sasso.