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Lugo di RomagnaIl Consiglio Comunale di Lugo nella seduta del 26 giugno 2012, ha fatto proprio l’Appello dei Federalisti Europei: “Federazione Europea Subito “ e lo ha inviato in data 28 giugno 2012 ad Angela Merkel, a Francois Hollande, a Mariano Rajoy, a Mario Monti, a José Manuel Barroso, a Herman Van Rompuy, a Catherine Ashton e a Martin Schulz.

Lugo è la città di Paride Baccarini, il fondatore dell’AFE (Associazione dei Federalisti Europei) poi confluita nel MFE di Altiero Spinelli ed è anche la sede dell’Istituto di Studi per il Federalismo e l’Unità Europea “Paride Baccarini“. E’ la città che ha eletto Giuseppe Mazzini nella Assemblea Costituente della Repubblica Romana e dove in 600 seguirono Garibaldi, dopo un appassionante discorso al popolo lughese dal Balcone della Rocca Estense , su una popolazione che all’epoca era di poco superiore ai 4.000 abitanti. Lugo è il primo Comune dell’Emilia-Romagna che, fedele alla sua storia, fa suo l’Appello dei Federalisti Europei, in un Consiglio Comunale dove si è svolto un ampio dibattito in cui è stata ampiamente ricordata la vita e l’opera di Paride Baccarini fervente Mazziniano, eroe della Resistenza, imprigionato e torturato dai nazifascisti nelle carceri di Verona e che più di tutti impersona quel filo rosso che congiunge i Tre Risorgimenti.

Doveva essere il Consiglio Comunale di Forlì il primo a far proprio l’Appello, in quanto era già inserito nell’odg. della seduta del 18 giugno. La seduta è stata però rinviata a Martedì 3 luglio, perché il Sindaco Roberto Balzani non poteva essere presente perché convocato per quel giorno a Roma, al Quirinale, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quindi è toccato a Lugo essere la prima città dell’Emilia-Romagna. Speriamo che l’esempio sia seguito da numerosi Comuni della Regione.

Particolarmente significativo è stato l'intervento della Consigliera Laura Baldinini Senni, che sta a dimostrare come sia importante coinvolgere gli Enti locali, Comuni Province e Regioni nella lotta per la realizzazione della Federazione Europea.

 

Intervento della Consigliera Laura Baldinini Senni

Non posso non ribadire, prima di ogni altra considerazione in merito all’appello dei federalisti europei (oggetto di questa discussione), l’affermazione secondo cui la nostra città e il nostro consiglio comunale abbiano pieno titolo per esprimere la loro voce e sollecitare, in questo gravissimo momento, i membri, tutti, della classe politica europea alla definizione di strumenti più adeguati, fattivi e concreti, capaci di superare il bieco particulare degli interessi nazionali ed arrestare una crisi dell’eurozona ormai arrivata, a detta di molti autorevoli osservatori, ad un punto di non ritorno.

Lugo, infatti, ha vissuto da protagonista le tappe principali del cammino, difficile e tormentato, verso la libertà e la democrazia, a partire dalla fine del Settecento, disegnando un filo rosso che va da Giuseppe Compagnoni al lungo periodo del primo Risorgimento, quello dell’unità nazionale nata nel 1861 e compiuta con la prima guerra mondiale… Periodo già connotato, anche nel nostro territorio, dalla consapevolezza , chiaramente testimoniata dal forte radicamento degli ideali repubblicani e mazziniani, di una prospettiva federale europea come consacrazione delle avvenute conquiste liberali. Filo rosso che si snoda verso il secondo Risorgimento, quello della liberazione dai totalitarismi, coronato dalla nascita della Repubblica e della costituzione democratica: un processo,questo, a cui molti lughesi hanno offerto un loro contributo fondamentale, a partire da Paride Baccarini, il geniale intellettuale di formazione mazziniana, fondatore dell’Associazione Federalisti Europei, poi confluita nel Movimento Federalista Europeo, lanciato dal Manifesto di Ventotene di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli.

E proprio la figura di Paride Baccarini si fa ideale prosecutrice del ruolo della nostra città nel terzo Risorgimento, quello, ancora più difficile e contraddittorio, del cammino verso la nascita dell’Unione Europea. Di una vera Unione Europea, capace di trasformare in realtà concreta le comuni aspirazioni alla libertà e alla giustizia e quell’ideale della “pace perpetua”, già disegnato nel ‘700 da Kant e ripreso con forza, oggi, dalle formazioni d’ispirazione federalista , che auspicano il consolidamento (anche in Europa) di un potente soggetto politico unitario, veloce nel decidere e capace di competere, ad armi pari, con i giganti dello scenario globale, come l’opzione politica, economica e culturale ultima e davvero inevitabile.

E proprio per avvalorare questo cammino ideale e reale, è nato a Lugo l’Istituto di Studi sul Federalismo e l’Unità Europea (intitolato, appunto, a Paride Baccarini), a conferma di un nobile protagonismo della nostra città nella costruzione di un New Deal europeo, ora più che mai necessario per governare una crisi epocale dalla quale l’Europa sembra irreparabilmente oppressa e soffocata.

“Mai come oggi - ha scritto recentemente Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera - il federalismo europeo è una questione politica vitale, e non il sogno di qualche illustre utopista…”

In effetti, ne sono convinta, le crisi possono rivelarsi, paradossalmente, occasioni privilegiate per un salto di qualità. L’Unione Europea ha di fronte a sé due strade ormai ben chiare: mantenere l’attuale struttura, zoppa ed incompleta, a cui ad una moneta unica non corrispondono gli strumenti di una vera unità politica, oppure virare decisamente verso un vero e proprio governo comune, consolidando la propria economia ed accrescendo il suo peso politico.

Nel primo caso, non occorre vestire i panni scontati della Cassandra di turno per prevedere un fosco futuro. La vicenda greca, infatti, non potrà che ripetersi ed estendersi ad altri paesi, in forma sempre più preoccupante, portando alle estreme conseguenze i limiti e le lentezze, oggi più che mai evidenti, di un sistema intergovernativo incapace di superare le barriere delle singole sovranità nazionali.

Al contrario, un “governo europeo” finalmente affrancato dai quei veti nazionali che fanno dell’Unione una creatura incompiuta e debole, potrebbe rappresentare, con decisioni adeguate, rapide ed univoche, la risposta al dilagare di una crisi finanziaria, sociale ed economica, destinata, purtroppo, ad autoalimentarsi, in una spirale sempre più drammatica.

Pensare di poterla affrontare in ordine sparso, senza una strategia e strumenti di governo comune, rappresenta, secondome, una scelta illusoria e miope, poiché i costi politici di una crisi dell’Unione sarebbero ancora più devastanti di quelli economici.

Non si tratta, dunque, soltanto di solidarietà o “buonismo” di maniera, infarcito di superficialità o di slang politichese: esiste un interesse generale di tutti i paesi europei ad individuare forme di intervento sovranazionali volte a superare gli egoismi individuali e ad affrontare la crisi in modo unitario, coniugando, in modo unitario appunto, le giuste politiche di crescita e di rigore.

E neppure la Germania può pensare di affrontare, senza costi, una crisi della moneta unica… In effetti il cancelliere Angela Merkel dichiara di voler difendere l’euro, ma chiede ai suoi partner più vulnerabili una politica finanziaria che rischia di imprigionarli per molti anni in pesanti fasi recessive. La sua pretesa di coinvolgere i privati nella ristrutturazione dei debiti sovrani ha avuto l’effetto di spaventare le banche ed aggravare la crisi. Non vuole, poi, che la Banca Centrale Europea diventi, come la Federal Reserve e la Banca d’Inghilterra, prestatore di ultima istanza e respinge gli “Eurobond” perché creerebbero un debito europeo di cui la Germania diventerebbe, inevitabilmente il principale garante…

Che cosa vuole, in realtà, la Germania? Salvare il processo di integrazione europea o condannarlo a morte? In realtà la Cancelliera non può ignorare che proprio la sua Germania ha largamente approfittato dell’euro e che il collasso della moneta unica avrebbe ricadute gravissime anche sull’economia tedesca, dato che (è noto a tutti)l’eurozona acquista più della metà delle sue esportazioni e che la destabilizzazione della piattaforma economica su cui la Germania del dopoguerra ha costruito il proprio successo la porterebbe a rischio di finire nella stessa corsia che accoglie gli altri malati dell’eurozona.

In effetti, ha colpito vedere la Merkel marchiata da greci esasperati con la svastica al braccio e colpisce il fatto che il governo tedesco, nel grave contesto della crisi economica europea, si comporti come il vaso di ferro tra vasi di coccio…

E se europei e tedeschi mostreranno di non capire che soltanto un governo federale avrebbe l’energia e l’autorità per sciogliere questa nuova “questione tedesca”, riconoscendo insieme alla Germania il giusto peso e impedendo a quello di debordare, allora l’Unione si ridurrà ad un organismo in preda a continui e lacerante contrasti.

Non possiamo, dunque, non condividere il contenuto di questo appello dei Federalisti Europei che impegna tutti noi, privati cittadini e soggetti istituzionali, a maturare una salda consapevolezza della necessità di portare a compimento il processo politico di unificazione europea, in modo tale che, attraverso una nuova riforma dei trattati, risultino inequivocabilmente chiara la sua direzione di marcia e, altrettanto chiaro, se ne prefiguri l’approdo.

Una unificazione politica le cui linee (non possiamo ignorarlo) siano già tracciate e definite in vista del prossimo appuntamento con le elezioni europee del 2014, passaggio obbligato, questo, ed ineludibile per evitare il disastro collettivo.

La sfida è estremamente complessa..

Non soltanto fortissime speculazioni tese a colpire le “parti scoperte” della nostra moneta, ma nuove e continue tensioni esterne spingono gli stati europei in modo pressante ed incessante: l’integralismo islamico, il terrorismo internazionale, l’immigrazione dal terzo mondo, le spinte dirompenti di economie in crescita vorticosa , come quelle cinese ed indiana, l’approvvigionamento energetico, la tutela dell’ambiente, l’esplosività della condizione di molti paesi africani… Problemi capaci di schiacciare i singoli stati nazionali e che esigono un’Europa in grado di guardare al di fuori di se stessa e di esprimersi con voce unica : quella della Federazione.

Soltanto la nascita di una federazione può riportare, infatti, il cammino dell’integrazione europea lungo i binari tracciati dai Padri Fondatori (Schuman, Adenhauer, De Gasperi) , quelli orientati verso una comunità spirituale di valori e di civiltà. Istituire una forma federativa sovranazionale, come struttura di governo unitaria, animata non solo da strette interconnessioni economiche, ma anche da una” volontà politica superiore” e dai valori più alti della civiltà europea. Ritengo, dunque, necessario premere verso il completamento dell’unificazione sovranazionale, per dare agli europei, nel nome di un unico ventaglio di valori comuni, di libertà, di pace e di democrazia, soluzioni pronte, efficaci e condivise, in campo politico, economico e militare.

Vorrei concludere citando un breve passaggio di Alcide De Gasperi, tratto da un discorso pronunciato in senato, nella seduta del 15 novembre 1950. Caliamoci nel clima dell’immediato dopoguerra e sentiremo nelle sue parole il sapore di un sogno, capace, oggi come allora, di scaldare i nostri cuori.

“Qualcuno ha detto che la federazione europea è un mito. E’ vero : è un mito, nel senso soreliano del termine. E se volete che un mito ci sia, ditemi un po’ quale mito dovremmo dare alla nostra gioventù, per quanto riguarda i rapporti tra stato e stato, l’avvenire della nostra Europa, l’avvenire del mondo, la sicurezza e la pace, se non questo sforzo verso l’Unione?.. Io vi dico che questo mito è mito di pace. Questa e’ la pace, questa è la sola strada che dobbiamo seguire”.


LAURA BALDININI SENNI

  


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