Il ruolo costituente del Parlamento europeo: il progetto di Trattato Spinelli
Il contesto
Dopo l’avvio della prima legislatura europea (1979-1984) gli sforzi del MFE si concentrarono sullo sfruttamento del potenziale costituente del nuovo PE.
Altiero Spinelli eletto parlamentare europeo, assieme a un piccolo gruppo di parlamentari riuniti nel c.d. Club del Coccodrillo, riuscì ad impegnare l’intero Parlamento nell’elaborazione di un nuovo Trattato (progetto di Trattato Spinelli) che prevedeva la trasformazione delle Comunità in una federazione.
Il Trattato fu approvato a larga maggioranza il 24 febbraio 1984.
L’analisi politica del MFE
La previsione dei federalisti europei sulle potenzialità del Parlamento europeo eletto si rivelò corretta: nonostante i poteri meramente consultivi, il PE è un embrione di vita democratica a livello europeo, che può rivendicare a sé un ruolo costituente verso la Federazione europea.L’azione del MFE
All’esterno del PE, i federalisti europei mobilitavano l’opinione pubblica, i partiti, i parlamenti nazionali, gli enti locali, le organizzazioni economico-sociali, per creare un vasto consenso intorno all’iniziativa del PE per una rifondazione istituzionale delle Comunità.
L’impegno del MFE a favore del progetto di Trattato Spinelli ebbe il suo momento più alto nella manifestazione di Milano del 28-29 giugno 1985 a cui parteciparono 100.000 persone provenienti da tutta l’Europa.
La manifestazione ebbe luogo in occasione del Consiglio europeo che convocò la Conferenza intergovernativa che decise di riformare i Trattati europei: ma i Governi non accolsero le proposte del progetto di Trattato Spinelli, preferendo redigere il meno ambizioso Atto unico europeo.
Per un Parlamento europeo costituente: il referendum del consultivo del 18 giugno del 1989
Il contesto
Il cosiddetto “Atto Unico europeo” è entrato in vigore nel 1987.
Poneva l’obiettivo del completamento del Mercato comuneentro il 1992 e istituiva la Cooperazione politica europea nel campo della politica estera e della sicurezza, un organo intergovernativo.
L’analisi politica del MFE
L’Atto Unico europeo, sotto il profilo istituzionale, fu estremamente deludente: il trattato estendeva entro limiti ristretti i poteri del Parlamento europeo ed ampliava di poco le aree in cui le decisioni in seno al Consiglio dei ministri venivano prese a maggioranza, senza modificare sostanzialmente i rapporti di forza tra Stati nazionali ed istituzioni europee.
Anche se il progetto di Trattato Spinelli non trovò seguito, quella esperienza contribuì in modo decisivo ai successivi progressi dell’integrazione politica europea che si resero necessari per far fronte agli avvenimenti che fecero seguito al crollo dell’URSS del 1989, la riunificazione della Germania e l’allargamento ai paesi dell’Est.
L’azione del MFE
In questa fase, l’impegno del MFE ebbe la sua manifestazione più spettacolare nella proposta di legge di iniziativa popolare (promossa nel 1988 e sottoscritta da circa 120.000 cittadini), la quale portò al referendum consultivo del 18 giugno 1989 (primo ed unico referendum consultivo della storia della Repubblica italiana) che chiedeva il Conferimento del mandato costituente al Parlamento europeo. Il referendum, avvenuto in concomitanza delle elezioni europee, ottenne l’88,9% dei voti a favore (29.158.656 di voti).
Testo del quesito
Ritenete voi che si debba procedere alla trasformazione delle Comunità europee in una effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile di fronte al Parlamento, affidando allo stesso Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri della Comunità?
Verso la moneta unica
Il contesto
La fine del sistema dei cambi fissi di Bretton Woods e la crisi petrolifera degli anni ’70 mise in crisi il sistema di controllo dei cambi che garantiva stabilità la Mercato comune.
I Governi europei si accordarono per mantenere un margine di fluttuazione predeterminato e ridotto tra le valute comunitarie e tra queste e il dollaro: il serpente monetario negli anni ’70 e il sistema monetario europeo negli anni ’80 riducevano l’esposizione dei Paesi ma senza risolvere il problema.
L’analisi politica del MFE
La crisi dei cambi acuiva la contraddizione della coesistenza di un Mercato comune europeo con diverse monete nazionali.
I federalisti furono i primi a denunciare i limiti dell’approccio intergovernativo e a porre sul tappeto la questione della creazione di una moneta unica e del suo legame con la creazione di uno Stato federale europeo.
L’azione del MFE
La proposta di una moneta unica europea era stata avanzata dal MFE fin dalla fine degli anni Sessanta, con iniziative e manifestazioni di rilevanza europea a favore della (i) realizzazione dell’unione doganale nel 1968 e (ii) la partecipazione dell’Italia al Sistema monetario europeo istituito nel 1979.
Il crollo dell’URSS, la riunificazione tedesca e la nascita dell’Euro
Il contesto
La svolta epocale degli anni 1989-91 – con la dissoluzione dell’URSS, rese possibile la riunificazione tedesca, ma alimentò anche le preoccupazioni europee di un ritorno delle ambizioni egemoniche tedesche.
Per dissipare ogni preoccupazione e confermare l’irreversibile ancoraggio della Germania al progetto europeo, il governo tedesco offrì il marco, vanto dell’economia tedesca, per la realizzazione dell’euro, moneta unica che avrebbe giovato alle le economie più deboli . In cambio del marco, la Germania ottenne il consenso dagli altri Paesi europei, al processo di riunificazione.
La creazione dell’euro fu sancita dal trattato di Maastricht (1991 con l’esclusione del Regno Unito).
Il Trattato creava la Banca centrale europea (BCE) che doveva essere pienamente autonoma, e definiva con i “Parametri di Maastricht” i parametri economici vincolanti che i Paesi dovevano raggiungere e rispettare.
Il Trattato istituì l’Unione Europea in vista del futuro allargamento al resto dei Paesi europei, ed era basata su tre “pilastri” (la Comunità economica, la politica estera e di sicurezza, gli Affari interni e la giustizia), di cui solo il primo era dotato di proprie istituzioni (quelle dell’esistente Comunità leggermente rafforzate), mentre gli altri due restavano esclusivamente intergovernativi.
L’analisi politica del MFE
Nella costruzione europea veniva ad aggiungersi un secondo tassello del gradualismo costituzionale sostenuto dai federalisti: la BCE si può considerare come la prima istituzione genuinamente federale creata in Europa.
Il Trattato di Maastricht però era insufficiente per fronteggiare la situazione e le future crisi.
L’integrazione monetaria da sola si sarebbe rivelata rapidamente insufficiente per l’UE a fronteggiare la nuova situazione mondiale, a causa dell’assenza di una politica economica definita a livello europeo e della mancanza di poteri fiscali e budgetari, e di una politica estera e di sicurezza.
L’impotenza e le contraddizioni dell’Unione europea in politica estera sono state messe in luce dall’incapacità di prevenire lo sgretolamento della Jugoslavia, di impedire le guerre e i genocidi che ne seguirono, a cui mise fine solo l’intervento degli Stati Uniti.
L’azione del MFE
Il Trattato di Maastricht e la conquista dell’euro sono state sostenute dal governo italiano anche grazie alla pressione dell’opinione pubblica mobilitata dai federalisti europei.
Dopo l’ottimo esito del referendum consultivo tenutosi il 18 giugno 1989, i federalisti organizzarono manifestazioni a Roma con la partecipazione di migliaia di federalisti in occasione dei Consigli europei del 27-28 ottobre e del 14-15 dicembre 1990.