La campagna per una Costituzione federale europea
Il contesto
Nella seconda metà degli anni Novanta, l’Unione Europea muove i primi passi tra molti problemi: la nascente eurozona, “una moneta senza Stato”, avviene con l’autoesclusione del Regno Unito; l’allargamento ai paesi centro-orientali, usciti dal giogo sovietico, pone il problema dell’ingresso di Paesi che vogliono cogliere i benefici del Mercato comune ma privi di interesse verso il progetto politico europeo; inoltre ritorna drammaticamente la guerra con la disgregazione della Jugoslavia alle porte dell’Europa, gli eccidi e la pulizia etnica.
Sulla scena mondiale si intravedono le prime crepe al sistema unipolare degli USA dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, crepe che si allargano sotto il peso dei costi di essere il gendarme del mondo e la tentazione di dare risposte militari nelle aree calde del mondo, alimentando però ulteriormente il nascente terrorismo islamico.
L’analisi politica del MFE
Secondo l’MFE, per l’Unione europea era venuto il momento di diventare un partner alla pari con gli Stati Uniti – grazie al successo della moneta unica e al progressivo allargamento della sua sfera all’intera Europa – e di dar vita così insieme al primo nucleo di avanguardia democratica nel mondo.
La proposta dell’MFE era che, dato che l’UE aveva accresciuto in modo decisivo la sua rilevanza economica sul piano mondiale, era giunta l’ora per l’UE di dotarsi di una politica estera, di sicurezza e di difesa unica – e superare così i lenti ed inefficaci meccanismi di cooperazione intergovernativa in questi settori, introdotti dal Trattato di Maastricht e dai successivi Trattati di Amsterdam e di Nizza.
L’azione del MFE
In questi anni il MFE ha continuato così i suoi sforzi di pungolo alla classe politica e di mobilitazione dell’opinione pubblica, realizzando, tra l’altro, manifestazioni con migliaia di partecipanti in occasione delle riunioni del Consiglio europeo, tenutesi a Torino il 29 marzo 1996 e a Firenze il 22 giugno 1996.
A partire poi dal 1997 si è poi dato inizio alla Campagna per la Costituzione federale europea, attuata a livello sovranazionale con le altre organizzazioni federaliste dell’Unione Europea dei Federalisti.
Questa campagna è culminata con la manifestazione europea a Nizza il 7 dicembre 2000, dove con lo slogan “Per una Costituzione europea” hanno marciato circa 10mila persone provenienti da tutta Europa.
La manifestazione era stata indetta in occasione della riunione del Consiglio europeo, che ha approvato il Trattato di Nizza.
Dalla Convenzione europea sul futuro dell’Europa al progetto di Trattato costituzionale
Il contesto
Nel Trattato di Nizza viene aggiunto un protocollo, che chiede l’avvio di un processo di riforma democratica delle istituzioni europee. Da quel protocollo scaturisce la Dichiarazione di Laeken del 2001 dei Capi di Stato e di Governo, e che ha dato avvio alla Convenzione europea sul futuro dell’Europa (in breve Convenzione europea) il punto di partenza per il processo di riforma delle istituzioni dell'Unione europea.
La Convenzione europea era presieduta da Valéry Giscard d’Estaing ed era affiancato da due vicepresidenti, uno dei quali Giuliano Amato. Ha lavorato dal 2001 fino al 10 luglio 2003. Frutto dei suoi lavori è stato la stesura del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, comunemente chiamata Costituzione europea.
L’analisi politica del MFE
La Convenzione europea aveva visto la partecipazione di parlamentari europei e nazionali (già sperimentata con l’elaborazione della Carta dei diritti fondamentali varata a Nizza); la trasparenza delle riunioni; l’ascolto della società civile. Ma si è però mantenuto il principio dell’unanimità sia nelle delibere della Convenzione, sia nell’approvazione finale da parte dei governi del testo elaborato dalla Convenzione, che purtroppo ridusse molte delle migliori proposte realizzate dalla Convenzione.
La Convenzione, di fatto, ha pagato la crescente rinazionalizzazione che i Governi europei hanno messo in atto di fronte alla nuova fase della politica mondiale ed europea, ed in particolare il divario crescente tra gli interessi della Francia e della Germania, che ha bloccato il motore dell’integrazione politica.
L’azione del MFE
Durante lo svolgimento della Convenzione, il MFE si è impegnato a fondo per favorire l’approvazione di un Trattato di costituzione europea più avanzato possibile e ne ha sostenuto l’approvazione, anche se non dava vita ad uno Stato federale nonostante contenesse la parola “Costituzione”.
Nel dibattito di quegli anni è emersa all’interno del MFE anche la posizione innovativa di avviare una Federazione Europea tra i soli Paesi fondatori, ossia quelli a più alto tasso d’integrazione, che avrebbe dato origine ad una sorta di Europa a cerchi concentrici.
Tale idea è riemersa come proposta negli anni a venire.
Dopo il NO di Francia e Paesi Bassi al Trattato costituzionale, i Trattati di Lisbona
Il contesto
Nel maggio-giugno 2005 il progetto di Convenzione europea viene bocciato nei referendum popolari in Francia e Paesi Bassi.
Ciò blocca la sua entrata in vigore nonostante fosse stato ratificato dalla maggioranza degli Stati e della popolazione dell’UE.
Ma nel 2007, viene firmato il Trattato di Lisbona (che entra formalmente in vigore alla fine del 2009).
Questo testo ha mantenuto con alcune attenuazioni (ed ulteriori clausole derogatorie per venire incontro alle richieste ceche, irlandesi e polacche) le principali riforme contenute nel Trattato costituzionale, ma ha eliminato ogni riferimento anche simbolico al concetto di costituzione, proprio con l’intento di limitare il più possibile le aspettative di una rapida ripresa del processo di cambiamenti istituzionali in direzione federale.
L’analisi politica del MFE
In definitiva con i Trattati di Lisbona il sistema istituzionale dell’UE venne rafforzato in senso intergovernativo.
L’Unione europea dei Trattati di Lisbona mantiene – e in alcuni casi valorizza – i precedenti aspetti federali (in particolare la relativa autonomia della Commissione, il primato del diritto comunitario garantito dalla Corte di giustizia, il ruolo del PE eletto direttamente), allargando anche l’area del voto a maggioranza per una parte delle decisioni del Consiglio del ministri, ma rafforza ulteriormente il nocciolo duro di natura confederale e intergovernativa rappresentato dalla subordinazione dell’UE agli Stati che comporta che il vero governo dell’UE è un organo, il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo, che assume tutte le decisioni con voto unanime nei settori delle finanze, della politica estera, di sicurezza e difesa, della revisione istituzionale, del diritto di recesso.
L’azione del MFE
Dopo l’impasse del 2005 il MFE ha cercato di rilanciare il processo costituente.
L’obiettivo strategico dell’azione federalista condotta a livello europeo nel 2006-2007 divenne quello di ottenere che il progetto di Costituzione (rielaborato e migliorato per tenere conto degli esiti dei referendum in Francia e Olanda) fosse sottoposto a un referendum consultivo europeo nello stesso giorno delle elezioni europee del 2009, azione che venne bloccata nel 2007 dalla firma del Trattato di Lisbona.