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2009-2013 - L’Unione Europea di fronte alla crisi finanziaria ed economica e alla fragilità di una moneta senza Stato

Il contesto

Nello stesso anno (il 2007) in cui i Governi firmavano il Trattato di Lisbona ha avuto inizio, con lo scoppio della bolla immobiliare negli USA, la più grave crisi dell’economia mondiale dopo quella del 1929.

L’arrivo della crisi in Europa trova l’Unione europea fragile e impreparata, completamente priva di strumenti adeguati sul piano politico e finanziario per intervenire, pur avendo una moneta unica.

Questa fragilità europea è alla base dell’attacco dei mercati ai debiti sovrani dei Paesi più indebitati dell’area Euro ( Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), che scommettono sul fallimento di questi Stati e la fine dell’euro. Gli attacchi vanificano le politiche di risanamento nazionali, aprendo la strada allo spettro dell’insolvenza, alla recessione e a una drammatica crisi sociale.

L’Unione europea riesce a reagire stipulando nuovi accordi tra i governi e creando nuovi strumenti finanziari; ma, di fatto, la spirale drammatica degli attacchi da parte dei mercati si interrompe solo grazie all’intervento straordinario della BCE guidata da Mario Draghi che avvia programmi ingenti di acquisto dei debiti dei Paesi dell’area Euro.

Nel frattempo, avanza la crisi del sistema unipolare mondiale guidato dagli Stati Uniti: i BRICS (Cina, India, Brasile, Indonesia, Russia, Sudafrica) manifestano con forza la volontà di avviare un sistema multipolare, mentre il Mediterraneo e il Medio Oriente sono in fiamme per le primavere arabe e per i conflitti che in breve ne derivano.

L’analisi politica del MFE

I federalisti hanno sempre concepito la nascita di una moneta unica come un passaggio che doveva essere accompagnato dalla creazione di un’unione politica. Lo stesso Trattato di Maastricht che avviava la nascita dell’Euro prevedeva la necessità di riformare le istituzioni dell’Unione per dar vita, insieme all’unione monetaria, anche a quella fiscale, economica e politica. Invece, l’Unione Economica e Monetaria (UEM) non include (tuttora) un’unione bancaria, né prevede un mercato unico dei capitali, e non ci sono meccanismi di stabilizzazione o di sostegno alle aree più colpite in caso di crisi. A seguito della crisi finanziaria ed economica, sono le stesse istituzioni europee alla fine del 2012 a rilanciare la necessità di completare l’unione monetaria con le quattro unioni.

Come hanno sempre denunciato i federalisti, il Trattato di Lisbona si dimostra del tutto inadeguato, ed è tempo di riformarlo per avviare la creazione di un’unione politica federale, partendo dai Paesi dell’Eurozona che ne hanno urgente bisogno e creando un’Europa a diversi livelli di integrazione, per dare tempo e modo ai Paesi che non sono ancora pronti di unirsi in un secondo momento, senza rompere, al tempo stesso, l’unità del Mercato unico; ma l’inerzia dei governi, timorosi all’idea di riaprire una riforma dei Trattati, porta a procrastinare ogni ulteriore decisione.

L’azione del MFE

L’impegno del MFE in questi anni si è concretizzato con campagne annuali di mobilitazione e petizioni per creare consapevolezza, presso l’opinione pubblica e la classe politica, che per rispondere alle sfide poste dalle crisi ed alle minacce di disgregazione dell’Europa il nodo da sciogliere è quello di completare l’Unione monetaria con l’unione politica, che include l’unione economica e fiscale (oltre che bancaria).

2014-2019 - La crisi migratoria e l’ascesa dei partiti populisti e sovranisti

Il contesto

L’Europa assiste impotente alla fine dei vecchi equilibri mondiali e l’avvento di nuovi: l’ascesa della Cina, il parziale ritiro degli USA, l’avanzare di nuovi attori regionali che riempirono il vuoto di potere ai confini dell’Europa, dalla Turchia nel Mediterraneo alla Russia, sia in Africa che in Medio Oriente e in Crimea nel 2014. Mentre il Medio Oriente brucia nella guerra civile siriana e l’ISIS si espande, imponenti flussi migratori si riversano sui Paesi UE del Mediterraneo, soprattutto sulla Grecia, determinando una crisi senza precedenti che provoca il ritorno dei muri di filo spinato alle frontiere europee e alla temporanea sospensione  del Trattato di Schengen (che garantisce la libera circolazione all’interno dei Paesi UE). La Germania prova a calmare la situazione accogliendo tutti i profughi dalla Siria (un milione e duecentomila rifugiati nel giro di due-tre mesi), ma la reazione a questa emergenza, mentre ancora non si è usciti dalla crisi economica, provoca in tutta Europa l’ascesa di fortissimi partiti xenofobi, populisti e anti-europei.
Il punto più basso si tocca nel 2016 con la vittoria al referendum nel Regno Unito della Brexit, mentre negli USA le elezioni vedono vincere Donald Trump. 

L’Europa, tuttavia, resiste; in molti Paesi i partiti democratici pro-europei tengono, e in Francia, addirittura, Macron vince le elezioni presidenziali nel 2019 con il progetto di una Francia più forte in un’Europa più forte, un’Europa sovrana.
È in questo contesto che Macron lancia la proposta di una nuova Conferenza sul futuro dell’Europa

L’analisi politica del MFE

Le tensioni già molto forti a causa delle divergenze tra Paesi con una situazione finanziaria più stabile (i cosiddetti Paesi del Nord) e Paesi con un forte debito, vengono ulteriormente acuite dalla difficoltà di gestire l’emergenza migratoria e le reazioni delle opinioni pubbliche nazionali, bloccando ogni tentativo di rafforzare la costruzione europea, che sarebbe l’unico modo per superare l’impasse in cui si trova l’UE.
Neppure le proposte che Macron avanza nel discorso alla Sorbona del settembre del 2017 riescono a smuovere la Germania.
I federalisti invece colgono la novità costituita dal Presidente francese e appoggiano le sue proposte a favore della nascita di un bilancio ad hoc dell’Eurozona, tassello fondamentale per il completamento dell’UEM e la creazione di un’unione politica.
Lo slogan di un’Europa sovrana e democratica accompagna tutte le battaglie di quegli anni.

L’azione del MFE

In questi anni il MFE è stato impegnato profondamente contro le derive nazionaliste e a sostegno di una riforma federale dell’Unione europea. Durante le campagne politiche nelle elezioni europee del 2014 e del 2019 si è attivato per mobilitare l’opinione pubblica a votare per un Parlamento europeo che avesse un ruolo “costituente” e riformatore dell’architettura europea.

In entrambe le campagne elettorali i federalisti europei hanno invitato a votare per quei candidati favorevoli, a spendere il proprio mandato per riformare l’Unione europea.

Nel 2017, nel mezzo delle due tornate elettorali, in occasione dei 60° anniversario dei Trattati di Roma, il MFE, in coordinamento con il UEF, ha promosso la March for Europe, una manifestazione popolare che ha portato a Roma circa 10mila persone da tutta Europa a manifestare la volontà di andare oltre agli attuali trattati, verso l'Europa federale.

 

  


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