Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). E' possibile scegliere se consentire o meno i cookie. In caso di rifiuto, alcune funzionalità potrebbero non essere utilizzabili.

Informazioni
Logo MFE

  

QUALE PROGETTO POLITICO PER L’ITALIA 

MEMORANDUM DEL MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO 

 

Il Comitato federale del Movimento Federalista Europeo, riunito a Roma il 19 novembre 2022,

nel prendere atto del discorso di insediamento del nuovo Presidente del Consiglio e dei primi provvedimenti dell’esecutivo, ricorda al Governo la necessità di perseguire coerentemente una linea di responsabilità e affidabilità che permetta all’Italia di svolgere adeguatamente il proprio ruolo di Paese fondatore a livello europeo. Come il MFE ha già avuto modo di sottolineare, il vero interesse dell’Italia coincide con un’Unione europea più coesa, più solidale e più capace di agire politicamente condividendo una visione comune. Per questo, occorre una modifica dei Trattati che il Governo dovrebbe promuovere, in primis nell’interesse degli Italiani, insieme ai partner europei che condividono l’aspirazione per un’Europa più unita, a iniziare dalla Francia e dalla Germania.

La congiuntura in cui il Governo appena entrato in carica si trova ad operare è particolarmente difficile e complessa, come la stessa Presidente del Consiglio ha spiegato nel suo discorso di insediamento, e come ha più volte ribadito. In questo contesto, l’Italia ha bisogno più che mai di mantenere solidi rapporti con gli alleati all’interno della comunità euro-atlantica, perché solo nel quadro europeo e in quello atlantico si possono affrontare i problemi e condividere le soluzioni.

Questa necessità, da sola, orienta in gran parte l’azione del Governo, situandolo in continuità con il precedente esecutivo di Mario Draghi. Anche se il nuovo Governo rivendica il fatto di essere il frutto di una scelta politica degli elettori, e di essere per questo “un governo stabile che dà una proiezione di lungo periodo” – come ha ricordato la Presidente del Consiglio in conferenza stampa al termine del G20 – le sue scelte politiche saranno fortemente condizionate dall’esigenza di mantenere invariato il tradizionale posizionamento internazionale dell’Italia.

Se il Governo sarà in grado di attuare coerentemente questa linea, le ricadute positive saranno molteplici e profonde, sia per il nostro Paese, che sarebbe rafforzato dall’agire all’unisono con le grandi democrazie occidentali; sia per l’evoluzione dei rapporti internazionali e dell’Unione europea. In questo momento la tensione tra le forze democratiche e quelle populiste e nazionaliste resta fortissima, e i Paesi democratici sono sfidati dai regimi autocratici anche con l’utilizzo di tecniche di disinformazione rivolte alla loro opinione pubblica per alimentare sentimenti antidemocratici. Il fatto che un partito che si era caratterizzato per l’ideologia nazionalista e il passato euroscettico, sia capace, una volta al potere, di diventare una forza di governo moderna, coerentemente con le esigenze di un Paese europeo democratico, sarebbe un’acquisizione di vitale importanza. Soprattutto nel quadro europeo, se si registrasse un’evoluzione politica in senso europeista di una forza importante all’interno del Gruppo politico dei Conservatori sarebbe un passaggio importantissimo; a maggior ragione perché coinciderebbe anche con un ruolo positivo del Governo italiano all’interno delle istituzioni intergovernative, dove, viceversa, l’atteggiamento di un’Italia allineata con i Paesi euro-scettici e illiberali sarebbe devastante. L’Italia, pertanto, rappresenta in questo momento un laboratorio in cui si sperimenta la possibilità di costruire una destra conservatrice europea di governo, e sono sicuramente queste le ragioni dell’attenzione rivolta al nuovo Governo italiano al G20 di Bali.

Governare l’Italia per mantenerla saldamente al centro del processo europeo necessita scelte precise e coerenti, sia interne, sia esterne. Innanzitutto occorre muoversi sinergicamente lungo due linee: quella della responsabilità nella gestione finanziaria e della sostenibilità dei conti pubblici, in linea con gli accordi e le regole europei, da un lato; e quella delle riforme strutturali interne, indispensabili per costruire una buona amministrazione (che significa anche accrescere la capacità e la qualità dell’intervento pubblico) e per far crescere la competitività del Paese, incentivare gli investimenti e sostenere lo sviluppo di un’economia all’avanguardia, oltre che sostenibile ecologicamente e socialmente. Il fatto che si debbano seguire gli indirizzi e le scelte già introdotte attraverso il PNRR, che infatti alcuni ministri e la stessa Presidente del Consiglio si sono impegnati a garantire, è di grande aiuto; ma, a maggior ragione, è necessario che siano marginalizzate le pulsioni populiste di alcuni esponenti all’interno del Governo. Oltretutto, obiettivi di intervento così strutturali e di lungo periodo necessiterebbero la ricerca non dello scontro e della polarizzazione, ma viceversa di una certa convergenza e persino condivisione da parte dell’opposizione, di fatto nel solco di quel patto per l’unità nazionale che aveva portato alla nascita del governo Draghi.

Esternamente, sul piano internazionale, occorrono invece serietà, coerenza, rispetto per i partner e autorevolezza, oltre alla coscienza dell’importanza delle alleanze storiche. Anche in questo caso, sostegno ai Governi che violano lo stato di diritto – come accade in Ungheria – o atteggiamenti demagogici, come quello tenuto nell’approccio al problema dello sbarco dei migranti tratti in salvo nel Mediterraneo dalle navi delle ONG, non fanno l’interesse vero dell’Italia ma, al contrario, indeboliscono la posizione del Governo. In particolare, nel caso specifico degli sbarchi dei migranti, ripetere i toni e i comportamenti del 2018, che non hanno mai mirato a risolvere il problema, ma solo a lucrare consensi interni, può solo portare i partner europei a considerarci inaffidabili e scorretti e a rendere più difficile – a fronte del fatto che l’esigenza di cambiare l’approccio europeo nella gestione comune dei flussi migratori è reale – il trovare le soluzioni comuni europee che al tempo stesso si invocano. Queste soluzioni, infatti, non si troveranno attraverso il confronto “muscolare” tra interessi nazionali contrapposti, ma al contrario, analogamente a quanto sarebbe necessario per l’energia e per una serie di altre materie cruciali (dalla politica estera e di difesa, alla politica industriale, ecc.), si costruiranno solo affidando direttamente all’Unione europea una serie di competenze: ad esempio, quella relativa al controllo delle frontiere esterno, le politiche verso i Paesi di provenienza e di transito, la creazione di corridoi umanitari, le politiche di gestione degli ingressi autorizzati. Per questo è necessario (e urgente) modificare le norme dei Trattati, per poter affidare all’UE quelle competenze che necessitano una gestione comune, modificando i meccanismi decisionali in modo che ci sia controllo democratico sia dei cittadini, attraverso il Parlamento europeo, sia dei Governi nel Consiglio. Si tratta di un’operazione che richiede la capacità di mantenere un legame forte, fondato sulla fiducia reciproca, con la Francia, che ha interessi convergenti con l’Italia in Europa, e che condivide anche l’interesse di sviluppare soluzioni europee ai problemi sovranazionali che sfuggono alle capacità di governo dei singoli Stati. Anche in questo caso, quindi, non esiste un interesse italiano in contrapposizione a quello dei nostri migliori alleati, ma il nostro interesse è costruire con loro un asse solido per favorire insieme le risposte europee ai problemi comuni.

In questo senso, per garantire il ruolo internazionale dell’Italia, non è sufficiente che il Governo esprima la lealtà dell’Italia alla NATO, per quanto importante sia questa posizione; la vera svolta deve avvenire a livello europeo, non solo accettando, come si è già dichiarato, la permanenza dell’Italia nell’UE, ma capendo che l’Europa non è il luogo in cui si confrontano gli interessi nazionali per negoziare un compromesso tra governi (che così rimangono bloccati dai veti incrociati), ma è piuttosto, nell’ambito di una corretta applicazione del principio di sussidiarietà, il livello del governo dei problemi che hanno dimensione sovranazionale. Si tratta di un nodo destinato a riemergere drammaticamente anche a proposito della governance economica e finanziaria, nella misura in cui, anche in questo campo ancora intergovernativo, non si arriverà a superare il sistema attuale, che è fondato sulle regole – più o meno migliorabili – senza riuscire a superare l’idea che spetti esclusivamente ai governi nazionali la responsabilità di gestire una porzione di un’Unione monetaria i cui Stati membri hanno sistemi integrati ma disomogenei, senza una cabina di regia politica comune che governi le inevitabili tensioni e instabilità.

Come ricordava il Presidente Mattarella nel suo intervento sul futuro dell’Europa a Maastricht in occasione del 30° Anniversario del Trattato di Maastricht, “Nessuno può ormai mettere in dubbio che esista un interesse europeo, dei cittadini europei in quanto tali; interesse che trascende, fonde e accorpa gli interessi nazionali. È un fatto e l’agenda dei fatti, facendo irruzione sull’agenda politica, ne determina priorità e sensibilità…… Le istituzioni rispondono e si modellano sulle esigenze che si manifestano e sulla intelligenza di sapervi corrispondere. Eppure non possiamo contentarci di soluzioni sollecitate da singoli eventi, quasi occasionalmente, in una congiuntura in cui la pace e, dunque, la vita dei nostri popoli, l’avvenire dei nostri giovani, sono così pesantemente a rischio…. Da settant’anni (l’Europa) è un cantiere permanente, da alimentare ogni giorno grazie al contributo di tutti. (Ora dobbiamo) adeguare ai tempi il processo di integrazione. Siamo in una fase costituente dopo la Conferenza sul futuro dell’Europa, momento di alta partecipazione della generalità della popolazione europea alla costruzione dell’Unione che verrà. Il Parlamento Europeo e la Commissione hanno sviluppato gli spunti emersi dalla Conferenza. I cittadini europei si attendono un’Unione più efficiente, coesa, solidale e rappresentativa. Una vera casa comune. Un’Unione a misura di azioni e di interazioni più efficaci anche nei confronti del resto del mondo”.

Rifacendosi alle parole del Capo dello Stato, il Movimento Federalista Europeo vuole dunque sottolineare il momento cruciale che stiamo vivendo e l’opportunità storica che si presenta dopo la Conferenza sul futuro dell’Europa di costruire una sovranità europea condivisa ed integrata con quelle nazionali, per conseguire una indipendenza strategica che non è più perseguibile a livello nazionale ormai da molti decenni e riacquisire così il pieno controllo sul nostro destino. Il Governo e il Parlamento hanno l’opportunità di farsene protagonisti rilanciando la richiesta, avanzata dal Parlamento europeo al Consiglio, di avviare una Convenzione per la riforma dei Trattati. Il salto di qualità dell’Unione europea, perché diventi più capace di agire politicamente e di condividere una visione comune, e perché sia più coesa e solidale non è più procrastinabile.

L’Italia non perda questa occasione, e faccia quei passi che la porteranno al centro del confronto europeo dimostrando la forza di un progetto politico orientato al vero interesse dei cittadini e dello Stato.

Roma, 30 novembre 2022

 

  


Segreteria nazionale

Via Villa Glori 8 - 27100 Pavia
C.F. 80010170183 - Tel.: 0382 530045 - Email: mfe@mfe.it

© Movimento federalista europeo 2024