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La netta vittoria del No nel referendum sulla riforma della Costituzione apre una fase di incertezza che potrebbe mettere in discussione l'appartenenza del nostro Paese all'Unione monetaria e, più in generale, la stessa partecipazione all'Unione europea. L'urgenza di far approvare da entrambe le Camere la legge di bilancio; il bisogno di avere quanto prima un governo che rassicuri insieme ai cittadini le istituzioni europee ed i nostri partner, anche in vista del Consiglio europeo previsto il prossimo 25 marzo per le celebrazioni del 60° anniversario dei Trattati di Roma; infine la necessità di approvare una legge elettorale per i due rami del Parlamento che assicuri la futura governabilità: questi sono i principali appuntamenti che ci aspettano nei prossimi giorni e mesi. Purtroppo è facile prevedere che, se la crisi non sarà governata, la speculazione internazionale si accanirà, nonostante lo scudo offerto dalla BCE, sul nostro debito pubblico ed ancor più sul nostro sistema bancario, mettendo a repentaglio i passi finora compiuti.

Come in varie altre occasioni, spetta anzitutto al Presidente della Repubblica indicare un percorso che non faccia deragliare il nostro Paese dal cammino che ha intrapreso nell'immediato dopoguerra. Il Presidente Mattarella in questi primi anni del suo mandato ha espresso con forza le sue ferme convinzioni a favore dell'unificazione europea. I federalisti europei confidano nella sua saggezza e nella sua determinazione per mantenere l'Italia nel solco tracciato da tutti i suoi predecessori nonché da Alcide De Gasperi e da Altiero Spinelli.

Non mancano anche nel nostro Paese le forze più responsabili che sanno quali incalcolabili costi avrebbe per l'Italia l'abbandono dell'ancoraggio europeo. Le elezioni presidenziali svoltesi in Austria nello stesso giorno del nostro referendum dimostrano che queste forze, se sanno ben indicare i loro obiettivi e la nefasta alternativa offerta dal populismo e dal nazionalismo, possono ancora prevalere ed anzi guadagnare maggiori consensi, com'è accaduto nel breve arco di pochi mesi nel Paese vicino.

  


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