La settimana scorsa Francia e Germania hanno firmato un trattato bilaterale – dal nome evocativo di Trattato di Aquisgrana – per riaffermare, in continuità con quanto già fatto nel 1963 con il Trattato dell’Eliseo, la loro volontà di rafforzare i legami e approfondire l’integrazione tra i due paesi. L’ottica nazional-nazionalista con cui ormai in Italia si affrontano, e si deformano, la storia, la politica, l’attualità, ha fatto gridare molti allo scandalo. Non c’è da stupirsi: nel nostro paese è in atto un’opera di mistificazione dei fatti, volta a modificare la percezione dell’opinione pubblica rispetto alla realtà e a giustificare la miseria della proposta nazionalista con ingiustificabili posizioni illiberali, xenofobe, isolazioniste. Un’opera che raggiunge livelli di allarme drammatici e che mina le fondamenta della convivenza civile e democratica, di fronte alla quale tutte le forze sane della società devono reagire con forza, senza sottovalutare il pericolo.
Così, la prima cosa da ricordare è che l’Italia era pronta a firmare un Trattato analogo con la Francia, il Trattato del Quirinale, che il governo in carica ha cancellato senza spiegazioni; e mentre i nostri due vice presidenti del Consiglio fanno a gara ad insultare pesantemente la Francia sulla base di vere e proprie bufale, e il nostro presidente del Consiglio racconta a Davos che il debito pubblico dell’Italia è colpa dell’Euro (!) e che per “Europa dei popoli” si deve intendere un’Europa in cui tutti possano fare debito pubblico a volontà, in cui si torni a nazionalizzare l’economia perché i partiti possano spartirsi la ricchezza delle imprese e in cui si corre felicemente verso un esito venezuelano, la verità è che l’Italia si mette da sola in un angolo e si impegna soltanto a cercare di far deragliare ogni tentativo di trovare soluzioni e di rilanciare il progetto europeo.
Proprio l’azione mirata del nostro governo a boicottare l’Unione europea è una delle chiavi di lettura per capire cosa c’è alla base del nuovo trattato tra Francia e Germania. In questa Europa in preda a crescenti deliri nazionalisti, Francia e Germania si ergono a baluardo del progetto europeo di unità e solidarietà tra i popoli, tra i cittadini, tra le generazioni; un progetto di pace, di libertà, di democrazia. Anche se indeboliti, anche se attaccati, dall’interno e ancora di più dall’esterno dalle potenze ostili che mirano a distruggere loro per distruggere l’Europa, i due governi hanno la consapevolezza di rappresentare il punto di riferimento della resistenza e della volontà di rilancio di questo progetto europeo; e dicono, con forza, la loro determinazione a non arrendersi e il loro impegno per costruire un’Europa più forte.
La distanza che separa Germania e Francia per trovare un accordo su come operare il rilancio è ancora molta. Lo si è visto in questi mesi passati di frenetiche trattative per cercare di trovare un accordo sul completamento dell’Unione monetaria, che ha partorito un compromesso ancora molto inadeguato. La Francia ha la visione di un’Europa che diventa potenza politica attrezzandosi con i poteri e le dinamiche democratiche di una comunità statuale federale; la Germania, teme di abbandonare l’assetto attuale, ibrido, in cui la politica e il potere restano agli Stati e l’integrazione si decide ancora tra i governi nazionali, limitando al minimo il ruolo effettivo della Commissione. Il dialogo tra i due paesi serve anche per colmare questa distanza, e per rinsaldare la fiducia dopo anni difficili e di trasformazioni profonde, anche nei rapporti di forza reciproci.
Nulla però può cancellare il fatto che, proprio perché l’Europa non ha alleati, e può contare solo sulla sua capacità di rafforzarsi, non ci sono alternative all’unione politica federale dell’Europa se si vuole invertire la deriva in atto. L’Europa deve rinascere dandosi un nuovo assetto; e può farlo solo se trainata dalla volontà di un’avanguardia di forze politiche e sociali e di paesi determinati ad aprire il cammino. La battaglia all’interno del prossimo Parlamento europeo dovrà essere proprio quella volta a creare uno schieramento unitario di queste forze, che, collegato con la parte di società che vuole l’Europa e in alleanza con i governi nazionali che credono nell’unità, spinga a ridiscutere i trattati e a dar vita, con i paesi disponibili, ad una costituzione federale europea, nucleo di un’Unione europea più ampia in cui si collochino gli Stati che non vogliono l’unità politica, ma solo il mercato unico.
I federalisti europei, in Italia come in tutta Europa, sono impegnati su questo fronte. Come italiani, non dobbiamo fermarci per il fatto che, con questo governo, il nostro paese si troverà all’opposizione di un simile progetto. Noi chiediamo agli altri di andare avanti anche in nome nostro, nel nome dei cittadini che credono nell’Europa e che vogliono vivere in Europa. Noi siamo qui, e da qui non ci spostiamo, per affermare:
#IchooseEurope: un’Europa forte, democratica, federale!