Un’Unione federale, sovrana e democratica non è solo necessaria, ma è anche possibile.
L'MFE chiede una Convenzione per discutere le richieste emerse dalla Conferenza sul futuro dell'Europa e avviare il processo di riforma dei Trattati.
Questa guerra brutale è destinata a durare. E’ difficile vedere la possibilità di una tregua e in ogni caso la resistenza ucraina non cesserà, e noi europei avremo il dovere morale e politico di sostenerla. La guerra è mossa dalla volontà di impedire che i valori occidentali avanzino, diventando patrimonio comune di Stati fino a pochi anni fa lontani da questo modello politico e culturale e parte integrante, invece, del blocco sovietico, che la Russia mira a ricostituire sul piano geopolitico.
E’ importante capire che l’Ucraina è stata invasa in questo momento perché stava lavorando, anche se con fatica, per integrarsi gradualmente in Europa; ed è altrettanto importante capire che l’altro bersaglio dell’attacco è l’Unione europea, che si sta rafforzando dopo le scelte compiute con la pandemia. La guerra, pertanto, non è tanto indirizzata a contenere la NATO, quanto piuttosto l’Europa. Questo è un cambio radicale di prospettiva. Benché – priva di una propria politica estera e di sicurezza, senza una propria difesa, e soprattutto debole sul piano politico – l’Unione europea abbia spesso adeguato passivamente le proprie posizioni a quelle della NATO e degli USA, dopo questi ultimi anni tormentati ha ormai iniziato a porsi il problema della propria indipendenza e autonomia strategica, avviando un processo di autoriforma.
Se vogliamo dunque cogliere il filo conduttore di questa mossa che sembra così folle da parte di Putin – e che invece non dobbiamo mai fare l’errore di sottovalutare – lo troviamo nella volontà di bloccare un processo di rafforzamento europeo prima che si realizzi, prima che diventi impossibile fermarlo. Oggi abbiamo ancora molte fragilità su cui Putin può giocare – economiche, politiche, militari – e che può sperare esplodano con questa guerra, fino ad arrivare a mettere in crisi le nostre democrazie: soprattutto portando alla crescita delle forze populiste che Mosca è pronta a sostenere con molteplici aiuti, inclusa l’arma della propaganda e della disinformazione, in cui è maestra. Domani, potremmo essere riusciti a superarle almeno in gran parte.
Delineare il vero campo di gioco e capire le mire dell’avversario è decisivo per poterlo fermare. L’Europa deve innanzitutto al Presidente Zelensky e alla forza del popolo ucraino se la mossa del Cremlino non è stata subito vincente. La resistenza ucraina ha costretto Europa e USA, e con loro un bel pezzo di mondo, a reagire; non era scontata, e ha fatto la differenza. Ora però inizia una lunga guerra e bisogna attrezzarsi, sotto tutti i punti di vista: economico, militare, ma soprattutto politico. Il terreno ultimo su cui si combatte è quello della forza del consenso e della tenuta dell’opinione pubblica.
Qui l’Europa deve guidare il mondo libero, e deve farlo non solo perché in questo momento il nemico e la guerra sono sul suo territorio, ma soprattutto perché ha un contributo superiore da offrire in termini di modello politico e sociale. Non sono però le nostre democrazie nazionali che possono fare la differenza, ma la forza del nostro processo di unificazione. Questo processo è il vero nemico delle autocrazie, che si fondano sul nazionalismo aggressivo, sulla tirannia, sul disprezzo della vita umana e della liberta; ed è un processo che ormai deve completarsi, tornando alle radici del Manifesto di Ventotene. La minaccia è analoga, e allo stesso livello deve essere la risposta, realizzando finalmente le riforme che diano vita all’Europa federale. Noi dobbiamo non solo completare la nostra unita, creando meccanismi istituzionali adeguati, per rafforzare la convergenza dei nostri interessi economici e geopolitici; ma dobbiamo prima di tutto sconfiggere politicamente il nazionalismo, che è tornato a portare la guerra sul nostro continente, creando istituzioni che non siano intaccabili da questa malattia e, viceversa, rappresentino un modello alternativo, anche per il resto del mondo.
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La Conferenza sul futuro dell’Europa in questi mesi di lavoro ha mostrato tutte le sue potenzialità, coinvolgendo in un dibattito pubblico i cittadini che hanno espresso con chiarezza – sulla piattaforma, nelle raccomandazioni dei panel – la loro richiesta per una forte democrazia europea, e per un’UE capace di agire con efficacia insieme ai suoi cittadini. La Conferenza ha concluso i lavori il 9 maggio formulando nella relazione finale proposte sui temi della democrazia europea che richiedono, per essere accolte, una profonda revisione dei Trattati dell'Unione Europea. Noi federalisti europei – questa ampia galassia di forze che hanno animato il dibattito di questi mesi e contribuito a portare l’informazione e il confronto sul territorio e verso l’opinione pubblica – chiediamo solo di rispettare l’impegno preso all’avvio della Conferenza: nessuna censura verso le raccomandazioni più radicali che sono state chiaramente condivise dai cittadini, ma presa d’atto e quindi sostegno alla proposta di aprire una Convenzione per discutere le riforme dei Trattati. Una Convenzione che non parte da zero, ma discute di come costruire un’Europa democratica, sovrana, capace di agire.