Interventi
DALLA DICHIARAZIONE SCHUMAN AD UN’EUROPA SOVRANA, UNITA E DEMOCRATICA
Il 9 maggio si celebra la Festa dell'Europa, a ricordo della Dichiarazione Schuman che nel 1950 diede l'avvio al processo di unificazione europea. Gli indubbi risultati raggiunti dalla Comunità e poi dall'Unione in questo non breve cammino sono il frutto delle scelte coraggiose dei Padri fondatori, ma anche delle decisioni prese nel corso dei decenni da statisti lungimiranti che hanno saputo seguire le loro orme.
“Quel che hai ereditato dai padri conquistalo per possederlo”. Questo ammonimento di Goethe dovrebbe rappresentare un monito per chi ha la responsabilità di adoperarsi per rafforzare e completare un edificio vacillante. La debolezza dell'Europa e l'insufficienza delle sue istituzioni sono sotto gli occhi di tutti. Il suo declino demografico, economico, tecnologico e la sua irrilevanza politica ci vengono ogni giorno ricordati con cifre e dati che non lasciano margini a dubbi. Sia le vecchie che le nuove potenze che occupano la scena della storia ci trattano come un vaso di coccio esposto a tutti gli urti. |
Illudersi di poter mantenere i successi ottenuti limitandosi a galleggiare in un mare sempre più tempestoso è la tentazione più pericolosa. E' l'illusione coltivata anzitutto da molti degli Stati europei, che con lo spettacolo quotidiano delle loro contese, ripicche, veti vorrebbero far credere di essere ancora protagonisti di una storia che, invece, li ha ormai ridotti a semplici comparse. E' un'illusione spesso condivisa anche dai partiti europei, che nel Parlamento europeo non hanno saputo finora trasformare i tre Rapporti approvati sul futuro delle istituzioni europee in un progetto organico di riforma dei Trattati, capace di indicare la strada da seguire a cittadini sempre più sfiduciati.
Appena un anno ci separa dalle elezioni europee. Non sarà il solito appuntamento elettorale. L'attacco delle forze nazionaliste e populiste mira al cuore del progetto europeo. Per combatterle non basterà certo affidarsi alle solite litanie. I vecchi equilibri tra i partiti, tra le istituzioni, tra gli stessi Stati non reggono più. O le forze pro-europee saranno in grado di presentarsi con una proposta forte e credibile per dare vita ad un’Europa sovrana e federale, avendo lavorato in questi mesi per guadagnare anche l’appoggio di un’avanguardia di governi; oppure finiranno col lasciar “solidificare la lava incandescente delle passioni popolari nel vecchio stampo” delle sovranità nazionali. “Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge così diverso da tutto quello che si era immaginato, scartare gli inetti fra i vecchi e suscitare nuove energie tra i giovani.” (dal Manifesto di Ventotene).
Per i federalisti europei questo 9 maggio vuole pertanto essere non solo una ricorrenza da celebrare, ma soprattutto un’occasione di mobilitazione in vista della campagna per le elezioni europee del maggio 2019. È con questo spirito che le nostre sezioni hanno voluto organizzare le loro iniziative.
Martedì scorso il Presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto un importante discorso di fronte al Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria a Strasburgo. Lo ha fatto a due giorni dall’incontro a Berlino con Angela Merkel, in cui i due leader avevano concordato di fare il punto sulle proposte per la riforma dell’Eurozona, che dovranno essere presentate e discusse nel Consiglio europeo di giugno; e lo ha fatto in un momento in cui era consapevole delle difficoltà che incontra il suo progetto per “fare dell’Eurozona una potenza economica globale”. Le conclusioni, rese pubbliche nel corso della conferenza stampa congiunta oggi (giovedì) a Berlino, confermano che l’accordo su questo punto tra i due paesi è ancora lontano.
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In questi mesi attraversati da tensioni drammatiche – con la guerra siriana tragicamente in primo piano, la preoccupazione per il possibile avvio di una guerra commerciale, la cronaca che ci racconta la fragilità delle nostre democrazie sfidate dall’uso distorto della rete e dei social media – l’Europa continua a brillare per le sue divisioni e per la sua impotenza.
La Direzione nazionale del Movimento federalista europeo, riunitasi in seduta straordinaria a Milano il 24 marzo, ha discusso e approvato la "lettera aperta" indirizzata ai leader delle forze politiche italiane che qui riproduciamo.
MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO |
LETTERA APERTA ALLE FORZE POLITICHE ITALIANE
In questo momento importante per il Paese, all’avvio di una nuova legislatura, il Movimento Federalista Europeo, fondato da Altiero Spinelli nel 1943 e da sempre convinto che la linea di divisione tra partiti progressisti e partiti reazionari cade lungo la sostanziale nuovissima linea che separa le forze che si battono a favore o contro la costruzione della Federazione europea, si rivolge, come già fatto nel corso della campagna elettorale, a tutte le forze politiche nazionali per richiamare l’attenzione sulle responsabilità europee dell’Italia.
Le elezioni politiche del 4 marzo.
I risultati delle elezioni politiche del 4 marzo hanno provocato un vero e proprio terremoto nel panorama politico italiano, di cui non sono ancora chiari gli esiti in termini di formazione di un governo, ma di cui è chiarissimo il significato. Esce sconfitta duramente la classe politica che in questi ultimi sei anni si è impegnata a governare l’Italia, cercando di riportarla sulla rotta europea, oltre che fuori dalla crisi economica. Il voto, che non si può e non si deve leggere come anti-europeo in quanto tale, è stato comunque un mandato dato dalla maggioranza dei cittadini italiani alle forze che non si pongono nel solco della tradizione europea, e tantomeno europeista (basti pensare alla loro collocazione nei gruppi all’interno del Parlamento europeo), ma che fanno riferimento a famiglie politiche estranee alla cultura liberale e socialdemocratica occidentale, e che sono spesso in contrapposizione con i suoi valori; e soprattutto forze che hanno indicato agli elettori scelte di politiche di governo, in tutta una serie di campi, che sono incompatibili con il quadro dell’Unione europea.
In attesa di capire l’evoluzione della situazione nazionale, e di vedere gli effetti – sicuramente pesanti in termini di disponibilità verso forme di maggiore unione e solidarietà – che il voto italiano produrrà negli atteggiamenti dei partner europei, come federalisti abbiamo innanzitutto il dovere di cercare di capire questo voto, per poter preparare la nostra azione nel nuovo contesto.
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L'Europa non ha mai fatto fino in fondo i conti col nazionalismo, pensando che bastasse far avanzare il processo di integrazione europea per vederlo scomparire dalle opzioni politiche. La netta vittoria delle forze populiste e nazionaliste nelle elezioni italiane rende ora urgente sciogliere una volta per tutte quel nodo, creando un'Europa sovrana, unita, democratica.
Il nazionalismo è un'idra dalle molte teste. Si può presentare col volto truce del fascismo, del nazismo e del razzismo, ma anche con quello più rassicurante dell'interesse nazionale, dell'amor di patria, del primato sulle altre nazioni. Sconfitto nelle espressioni più odiose e rivoltanti con cui si era manifestato nella prima metà del Novecento, nell'immediato dopoguerra lo si è lasciato sopravvivere nelle sue varianti più moderate, rendendolo compatibile con i sistemi liberal-democratici dei risorti Stati nazionali. Durante i decenni della guerra fredda questo tacito compromesso ha consentito di realizzare una crescente integrazione tra gli Stati dell'Europa occidentale e nello stesso tempo di mantenere in vita delle sovranità nazionali in realtà ben limitate dalla preponderante potenza politica, militare ed economica degli USA.
Con la caduta del Muro di Berlino e la fine dell'equilibrio bipolare il nazionalismo, prima compresso all'Ovest e represso al'Est, ha risollevato le sue teste ed ha cominciato a mostrare anche quelle meno presentabili. Ci si è illusi che i rimedi potessero essere la rinuncia alla sola sovranità monetaria da parte di un nucleo di Paesi e l'allargamento alle nuove ed incerte democrazie nate sulle ceneri dell'impero sovietico. Con una serie di trattati – da Maastricht a Lisbona – si è così tentato di mettere in piedi un nuovo equilibrio capace di reggere alle sfide che il Vecchio Continente si trovava ad affrontare.
Sono bastati il ripiegamento degli Stati Uniti in chiave nazionale dopo un velleitario tentativo di governo unipolare del mondo ed una globalizzazione economico-finanziaria che ha sconvolto e sconvolge tutte le gerarchie tra Stati, aree geografiche, classi e ceti per rivelare la fallacia di quelle illusioni e permettere all'idra nazionalista di mostrarsi orgogliosamente e spudoratamente all'est come all'ovest, al nord come al sud.
La netta vittoria delle forze populiste e nazionaliste nelle elezioni politiche italiane, dopo molti altri segnali che andavano nella stessa direzione, non può essere derubricata ad incidente di percorso. E' il cuore del progetto europeo che viene messo in discussione. L'Italia non è il Regno Unito. E' uno dei Sei fondatori, il Paese di Spinelli, De Gasperi ed Einaudi, la terza economia e la seconda manifattura dell'Eurozona. Tutto questo le ha assegnato in alcuni momenti un ruolo propulsivo, ma le può conferire anche un potere distruttivo che sarebbe ingenuo sottovalutare.
Prima la Francia e poi la Germania sembrano aver compreso che non è più il tempo delle mezze misure. Bisogna tagliare tutte le teste dell'idra ed il solo modo per farlo è costruire un'Europa sovrana, unita, democratica.
Verona, 5 marzo 2018
Le elezioni nazionali del 4 marzo non saranno determinanti solo per stabilire quale governo potrà entrare in carica nel Paese, ma anche per capire quale sarà la posizione europea dell’Italia. Il Movimento federalista europeo, consapevole che di tutti i temi che attraversano il confronto elettorale, quest’ultimo è, alla prova dei fatti, il più cruciale per il nostro futuro, ha deciso di chiedere ai candidati di sottoscrivere un impegno preciso sull’Europa. Questo impegno riguarda sia le scelte in politica nazionale, che devono essere coerenti con il percorso europeo del paese, sia le riforme che servono all’Europa e che l’Italia deve saper sostenere attivamente.
Le proposte di riforma dell'Unione monetaria predisposte sia dalla Commissione europea, sia dal Ministero delle Finanze italiano riguardano temi su cui è importante sviluppare, come Movimento federalista europeo, una posizione chiara, per riuscire a trasmettere un messaggio preciso alla classe politica, sempre incerta sui temi europei.
Con il discorso pronunciato da Macron il 26 settembre alla Sorbona, la Francia si è schierata a favore della creazione di una sovranità europea, grazie alla quale poter difendere i valori e gli interessi europei nel mondo. Questa sovranità deve essere costruita intorno all’euro, a partire dall’iniziativa del gruppo dei paesi che maggiormente condividono la volontà di rafforzare la costruzione europea.
L’Italia, insieme alla Germania, è in prima linea e avrà un ruolo determinante se saprà sostenere e rafforzare l’iniziativa francese per creare finalmente un'Europa sovrana, democratica e federale.
In questo momento di grave incertezza politica, è urgente che le forze europeiste riconoscano l'eccezionalità del momento e si crei un ampio schieramento, in vista delle prossime elezioni politiche, di personalità politiche, organizzazioni sociali e comuni cittadini che credono nel progetto di un’Europa federale.
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Con il discorso pronunciato da Macron il 26 settembre alla Sorbona la Francia ha abbandonato il tradizionale sovranismo per farsi promotrice della creazione di una sovranità europea, da costruire intorno all’euro, per poter difendere i valori e gli interessi europei nel mondo.
Questo, da parte di Parigi, implica la disponibilità ad aprire la riforma dei Trattati in particolare per dotare la zona euro del potere fiscale e dell’autonomia di bilancio e per realizzare le necessarie riforme politiche legate alla creazione dei nuovi poteri europei.
Da parte sua l’Italia ha una duplice responsabilità, in questa fase. Sul piano europeo deve saper sostenere e rafforzare l’apertura francese. I passi già compiuti dal governo vanno sicuramente in questa direzione; è ora compito delle forze politiche europeiste farsi promotrici a loro volta di una posizione chiara ed inequivocabile, soprattutto in vista dell’imminente apertura del confronto elettorale.
Sul piano interno, invece, è importante che il paese sappia accogliere il pungolo europeo come un’occasione per affrontare le debolezze e le carenze del proprio sistema e per risanare le sue finanze, e che quindi siano condivise, da tutte le forze responsabili, proposte e scelte politiche di grande serietà.
Sono questi i temi al centro della Lettera aperta alla classe politica che il Comitato centrale del Movimento Federalista Europeo riunitosi a Roma il 25 novembre ha analizzato e discusso nel corso del dibattito. La Lettera verrà inviata a tutta la classe politica nazionale, inclusi i segretari nazionali dei partiti.