Interventi
Sabato 14 gennaio 2012 alla Sala Capranica a Roma le forze politiche, sindacali e della società civile si sono trovate a discutere insieme nel corso della “Convenzione sul ruolo dell’Italia per rilanciare l’obiettivo della Federazione europea” organizzata dal Movimento Federalista Europeo e dalla Gioventù Federalista Europea. Il tema della Convenzione, rilanciato con forza dal messaggio inviato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Presidente del MFE Lucio Levi, è stato quello della prospettiva della Federazione Europea come via d’uscita dalla crisi economica, finanziaria e sociale che attanaglia l’Italia. Sono giunti anche messaggi dal Ministro Passera, Presidente del Consiglio della regione Lazio Abbruzzese, il Presidente della Provincia di Roma Zingaretti, il Presidente della Provincia di Ferrara Zappaterra, il Sindaco di Milano Pisapia.
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Comunicato stampa
La rottura tra i paesi dell’Eurozona e la Gran Bretagna maturata al Vertice di Bruxelles dell’8-9 dicembre, sancisce non solo la necessità di differenziare il processo di unificazione europea, ma anche quella di rilanciare il progetto di unione politica su basi federali. La decisione di procedere a meno di ventisette non risolve infatti il problema di creare un governo democratico della moneta e dell’economia nell’Eurozona, cioè di un governo che sia capace d’agire a livello sovranazionale europeo e in campo internazionale. Per questo l’intesa di procedere sulla strada di una più stretta unione economica e fiscale tra la maggior parte dei paesi dell'Unione europea e di elaborare un nuovo Trattato entro il mese di marzo 2012 devono essere subito inquadrati in un chiaro progetto politico per:
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La politica è prigioniera di quell’Europa a due velocità che essa stessa ha contribuito a creare. E lo ha fatto nel tentativo di conservare la sovranità a livello nazionale, e di rinviare sine die la realizzazione della federazione europea. Per questo è così difficile oggi uscire dalla crisi del debito sovrano. Una crisi che ha posto sul tappeto i problemi del governo della fiscalità e del bilancio dell’Eurozona in quanto tale, e della legittimità democratica sovranazionale di un simile governo. La soluzione di questi problemi passa oggi attraverso il dibattito sulla necessità o meno di cambiare il Trattato esistente.
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Signor Presidente,
in vista delle importanti scadenze nazionali ed europee di fronte alle quali si trova l’Italia, il Movimento federalista europeo (MFE) si permette di sottoporre alla Sua attenzione il fatto che, di fronte al rischio del fallimento del progetto europeo e della disgregazione dell’UE, che avrebbero conseguenze catastrofiche sia per l’Europa sia per l’Italia, la sola alternativa è quella di procedere verso
Leggi tutto: Lettera al Presidente del Consiglio Mario Monti
Sen. Mario Monti
Palazzo Chigi
00187 ROMA
Il Movimento Federalista Europeo nell'esprimere le più vive congratulazioni a Lei e al nuovo Governo, auspica che l'Italia possa riprendere sotto la Sua guida il ruolo di iniziativa nella costruzione dell'unità politica europea, che nel nostro paese ha avuto tra i suoi ispiratori figure storiche come Spinelli, Einaudi e De Gasperi.
Nel momento in cui il Governo si prepara al difficile compito di risanare le finanze pubbliche, il MFE sottolinea che questo obiettivo non può essere pienamente conseguito senza un piano di sviluppo sostenibile e che questo piano deve avere dimensioni europee ed essere finanziato da risorse proprie pari ad almeno il 2% del PIL dell'UE.
Lucio Levi Presidente del Movimento Federalista Europeo
FEDERAL UNION NOW!
I fondamenti dell’unione e della solidarietà tra europei sono in pericolo. Il futuro dell’Europa è in bilico. La politica deve trovare gli strumenti adeguati per agire subito.
Tutti i tentativi di affrontare la crisi con gli strumenti e le istituzioni normali sono falliti. Senza un grande progetto europeo per far ripartire su scala continentale lo sviluppo e la crescita i sacrifici a livello nazionale necessari per far fronte alla crisi del debito non riusciranno a riguadagnare la fiducia dei mercati e del resto del mondo. Né è possibile continuare ad eludere il nodo della legittimità democratica e perpetuare una situazione in cui alcuni governi e parlamenti nazionali sono chiamati a decidere per gli altri paesi e questi, una volta sottoscritte le decisioni, le rimettono in discussione privandole di qualsiasi credibilità, efficacia e tempestività.
Per affrontare la crisi serve più democrazia a livello europeo: una federazione europea a partire dai paesi dell’Eurogruppo!
L’ennesimo tracollo delle borse dimostra ancora una volta due scomode verità. La prima è che la crisi è lungi dall’essere risolta. Senza un grande progetto europeo che unisca al risanamento e all’austerità un piano per l'occupazione e lo sviluppo economico a lungo termine non ci sono margini di manovra per ristabilire la credibilità della zona euro.
La seconda verità è che misure efficaci non potranno mai essere adottate ed implementate senza sciogliere il nodo della legittimità democratica (a tutti i livelli) delle decisioni che vengono prese. I provvedimenti necessari a livello europeo per affrontare la crisi non possono continuare ad essere imposti da alcuni governi e parlamenti nazionali sugli altri Paesi (delineando, di fatto,una situazione in cui alcune democrazie sono più "importanti" di altre) né, una volta presi, questi possono continuare ad essere messi in discussione da decisioni di carattere nazionale o populista.
E’ urgente una nuova e decisa iniziativa politica che parta dai Paesi dell’Eurogruppo e che getti la basi per la creazione della federazione europea attraverso un metodo democratico costituente, per mostrare ai cittadini europei e al resto del mondo che il rilancio del progetto politico europeo è possibile e, con esso, che esiste la volontà di governare democraticamente e a livello sovranazionale l’uscita dalla crisi.
Federico Butti - Presidente Gioventù federalista europea
Simone Vannuccini - Segretario generale Gioventù federalista europea
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
On. Silvio Berlusconi
Signor Presidente,
non basta constatare che l’euro è una moneta debole in quanto è senza Stato e quindi senza governo. Bisognerebbe finalmente anche dire che cosa il governo e la classe politica italiani intendono fare per promuovere, a partire dall’Eurozona, la realizzazione della federazione europea, come da più parti ormai si invoca, nella più ampia confederazione dell’Unione europea.
Leggi tutto: Telegramma al Presidente del Consiglio dopo le sue dichiarazioni sull'Euro
In un servizio giornalistico, con tanto di mappe esplicative, il New York Times fa un quadro aggiornato dell’interconnessione dei debiti tra le varie economie mondiali ed europee che vale la pena tenere presente (http://www.nytimes.com/imagepages/2011/10/22/opinion/20111023_DATAPOINTS.html?ref=sunday-review).
Il NYT aveva già fatto un articolo analogo l’anno scorso, con particolare riferimento all’Europa (http://www.nytimes.com/interactive/2010/05/02/weekinreview/02marsh.html)
Entrambe le mappe spiegano bene perché i paesi dell’Eurozona dovrebbero unirsi di più tra loro sul piano politico, fiscale e del bilancio e anche perché il resto del mondo è così preoccupato di questa loro debolezza. Fa riflettere il fatto che mentre la Cancelliera Merkel ed il Presidente Sarkozy hanno chiesto insistentemente al governo italiano di far seguire alle parole i fatti, il Presidente Obama ed il premier cinese Wen Jibao abbiano oggi chiesto la stessa cosa agli europei.
In un inserto di Le Monde del 22 Ottobre dedicato all’azione di Angela Merkel, intitolato “Così forte, così debole: un paradosso di nome Merkel”, a cura di Arnaud Leparmentier, la decisione del Cancelliere Kohl di procedere all’unificazione tedesca fu presa nell’autunno del 1989 in meno di tre settimane. Angela Merkel non sembra avere la stessa capacità, e probabilmente neanche la stessa possibilità di decidere, viste le difficoltà che incontra in questi giorni il governo tedesco ad ottenere il via libera da parte del Bundestag per poter negoziare a livello europeo la natura ed i compiti del fondo europeo salva Stati. Il problema è che in certi momenti cruciali della storia, come sottolinea Leparmentier nel suo articolo citando una frase attribuita all’allora numero uno sovietico Gorbaciov rivolta al suo omologo della Germania Orientale Honecker, “Celui qui arrive trop tarde est puni par la vie”.